Allevatori in difficoltà: in ripresa i formaggi

di Andrea Bergamo

Negli ultimi trent’anni i pascoli della val di Non hanno subito una riduzione significativa, pari a ben 5.000 ettari, mentre nello stesso periodo i boschi hanno occupato 10.000 ettari.
Cifre messe in luce dal presidente dell’Unione degli allevatori anauni Vittorino Covi, nella sua relazione presentata in occasione dell’assemblea di categoria che quest’anno si è svolta a Rumo, alla presenza della sindaca Michela Noletti e del presidente degli allevatori trentini Mauro Fezzi. Sempre in occasione dell’assemblea annuale, Covi è stato riconfermato con voto unanime dagli 80 soci presenti. Semaforo verde anche per il consigliere Tarcisio Fattor, che decadrà quando entrerà in vigore il nuovo statuto.
 
«Un problema non di poco conto per i nostri allevatori è la scarsità di terreni da sfalciare - ha evidenziato il presidente di valle - tanto che alcuni non riescono a mantenere un carico di bestiame ottimale sulla superficie aziendale e perdono gli incentivi».
In val di Non nel 2016 gli allevamenti con vacche da latte erano 101 (la maggior parte del prodotto, pari a 32mila quintali di latte, viene trasformato in formaggio e conferito al consorzio Trentingrana), tre sono le stalle di manze, mentre una sola azienda zootecnica alleva animali da carne. In totale, 3.292 sono i capi da latte in val di Non e 1.800 i capi giovani, tutti sotto controllo. Le razze che contano il maggior numero di unità sono la bruna (40%), seguita dalla frisona (34%) e la pezzata rossa (11%).
 
Nel corso del suo intervento, Covi ha peraltro puntato i riflettori anche sull’andamento del mercato: «Negli ultimi mesi dello scorso anno c’è stata una ripresa dei prezzi per quanto riguarda i formaggi. Una svolta che forse ci consentirà di ritoccare i bilanci al rialzo. Maggiore preoccupazione suscitano i consumi di carne, in continua flessione, mentre i costi delle materie prime e le spese continuano a salire». Non mancano dunque le difficoltà nella gestione aziendale: «Non ci pesa il lavoro manuale, al quale siamo abituati, ma l’assillante burocrazia che richiede tempo ed energie».
 
Covi ha dunque ricordato il grande successo riscontrato dalla festa del latte di Sarnonico, organizzata in collaborazione con l’Apt la scorsa estate: «Una manifestazione che ha dato soddisfazione sua a noi del settore zootecnico, sia al comparto turistico, nonostante la prima giornata di maltempo. Abbiamo così potuto valorizzare i nostri prodotti e dimostrare l’impegno che mettiamo nella salvaguardia dell’ambiente e il mantenimento dei pascoli e delle malghe». Di malghe in val di Non ne esistono 25, che vengono regolamentare monticate con un totale di 2.300 capi in alpeggio, mentre come detto in precedenza l’estensione dei pascoli si è ridotta molto dal 1977 ad oggi.
 
Anche la sindaca di Rumo Michela Noletti ha voluto ricordare l’importanza che il settore zootecnico ricopre per la sopravvivenza economica delle zone periferiche del Trentino. Un pensiero, infine, è andato agli allevatori del Centro Italia duramente colpiti dallo sciame sismico e dal maltempo, in favore dei quali l’Unione di valle ha lanciato il progetto «Marzo di solidarietà»

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