«Cibi bio, obbligo etico verso la sostenibilità»

di Chiara Smadelli

«Il turismo e la montagna - sostenibilità e bene comune». Questo il titolo della partecipata serata che ha avuto luogo nella sala conferenze della Cassa rurale giovedì 9 febbraio. Protagonista dell’incontro (foto) Michil Costa, titolare di due strutture ricettive dell’Alto Adige ma che preferisce definirsi un «oste».

Dopo una breve introduzione da parte di Raffaella Battocletti, assessore al turismo, il moderatore e giornalista Mauro Keller ha lasciato la parola a Costa. Quello che da anni si impegna a mettere in pratica, mosso da un amore incontrastato per la natura, è un turismo «diverso»: delicato, sensibile, sostenibile.

Un turismo che si occupa della valorizzazione del territorio in cui nasce, anziché contribuire al suo danneggiamento. «Cucinare solo cibi biologici è un obbligo etico, non una strategia di marketing», afferma. «Scegliamo innanzitutto i prodotti biologici locali. Evitiamo quelli che arrivano da oltreoceano, a meno che non provengano dal commercio equosolidale. Nel nostro hotel non si troverà lo strudel di mele in piena estate, come non vi saranno i frutti di bosco in inverno. Niente vini californiani, e soprattutto niente prodotti delle multinazionali».

«Ciò che distingue un albergo da un altro, così come un posto da un altro, sono le persone». Per questo motivo, Costa ci tiene particolarmente a rendere l’ambiente sereno, a far sì che tutti - clienti e dipendenti - stiano al meglio. Nelle sue attività non esistono pagamenti in nero, sia le mance che la forbice salariale sono trasparenti. I ragazzi dello staff sono periodicamente invitati a compilare questionari anonimi riguardanti la cucina o l’alloggio, le decisioni non vengono prese dal singolo ma da un gruppo decisionale. Il tutto, per riportare il concetto di «alberghi» alla dimensione sociale e di incontro che li caratterizzava alla loro nascita, prima del processo di commercializzazione e turistificazione che li ha trasformati in luoghi di estraneazione e frenesia, dove il turista vuole fare tutto in poco tempo.

In un secondo momento della serata, ha avuto luogo il confronto con i presenti, durante il quale Costa ha proposto che una strategia per ridurre l’inquinamento, soprattutto in comuni di dimensioni ridotte - e quindi fattibile in Val di Non - sarebbe quello di calcolare l’impronta CO2 ed adeguarvi la tassazione: chi consuma di più paga di più. A suo parere, per cambiare il mondo è necessario partire dalle piccole azioni, quelle che, oltre agli imprenditori, possono mettere in atto anche i singoli cittadini. Preferire i prodotti biologici, sani, «al Nescafè o alle banane chiquita» è qualcosa che possono fare tutti, un primo passo verso un mondo sostenibile.
Numerosi gli interventi del pubblico, tra cui quelli di Caterina Dominici, della docente universitaria Mariangela Franch, del presidente dell’Apt Andrea Paternoster, di Silvano Dominici, tutti favorevoli ad un turismo sostenibile; con un invito ad abbandonare la pratica del diserbo chimico, sicuramente uno dei peggiori «biglietti da visita» per una realtà che punti veramente alla sostenibilità.

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