"Sulla crisi della Tassullo, la Val di Non è in silenzio"

di Guido Smadelli

Il dibattito sulla crisi che Tassullo Spa sta attraversando stenta a decollare. Al di là delle notizie che giungono dalle aule giudiziarie ed alle dichiarazioni dei sindacati, cui si aggiunge il parere critico di qualche socio, e una presa di posizione del consigliere provinciale Rodolfo Borga che accusa la Giunta provinciale di immobilismo, la comunità anaune non sembra essere molto coinvolta: ad iniziare dai politici, siano essi amministratori locali, siano essi esponenti di corpi politici di più ampio respiro.
La conferma viene dall’assessore e vicepresidente provinciale Alessandro Olivi, cui chiediamo quanti si siano rivolti a lui – competente in materia in quanto assessore allo sviluppo economico ed al lavoro – per verificare interventi finalizzati a salvare questa importante realtà industriale. 
«Posso assicurare che la Provincia si sta muovendo. Della situazione critica di Tassullo abbiamo dialogato con i vertici aziendali, con i lavoratori attraverso i loro rappresentanti sindacali, con il curatore fallimentare ed il commissario».
 
Gli amministratori anauni, con lei, si sono mai fatti sentire?
«Purtroppo devo rispondere di no. Non si è fatto vivo nessuno. Ho letto che qualcuno ne ha parlato con l’assessore Daldoss, ma non mi risulta che poi in sede di giunta sia arrivato qualcosa. La cosa mi ha stupito, perché credo non esista una società, un’azienda, così intrisa di territorio come la Tassullo. Pensiamo che vi sono circa 600 soci, in maggioranza locali, e che nessun socio detiene un pacchetto azionario che superi il 5% del capitale. Una composizione societaria che credo non trovi paragone altrove».
 
Ormai tutto è in mano ai giudici… 
«Certo. Credo però che il territorio possa esprimere una voce forte, e che sarebbe opportuna una discussione partecipata. I comuni, i cittadini, dovrebbero a mio avviso occuparsi di questa realtà, innalzando il livello della discussione. Qui il pericolo è che si butti il bambino assieme all’acqua sporca. Che Tassullo sia in difficoltà, è un dato di fatto. Sicuramente ha contribuito la crisi edilizia. Ma oltre all’attività estrattiva e produttiva Tassullo ha ideato soluzioni innovative, di alta tecnologia. L’utilizzo dei fori scavati per realizzare celle ipogee per la conservazione delle mele, o come ipotizzato per il futuro per la produzione di servizi, è geniale. Per questo mi dico contrario allo smembramento dell’azienda, Tassullo deve rimanere una realtà unica, altrimenti si rischia di buttare anche quanto c’è di buono e di altissima innovatività».
 
Le celle ipogee, insomma. Che non interessano solo Melinda o i computer. 
«Appunto. Bisogna guardare oltre. Innovativa è anche la possibilità di salvaguardare il territorio, di consumarne meno per realizzare nuove strutture. Questo è un caso di grande lungimiranza che Tassullo ci lascia, è una sua eredità. Anche tenendo conto di questo si renderebbe necessario un dibattito ampio, sul territorio, che coinvolga tutte le parti, tanto quelle direttamente coinvolte, quanto i cittadini, i comuni, le amministrazioni di ogni grado».
 
Mentre ora, a parte qualche eccezione, c’è silenzio.
«Tutt’al più qualche polemica, alla quale intendo rimanere estraneo. Mentre spero che un dibattito a più voci si avvii presto, prima che sia troppo tardi. Un dibattito fuori dai tatticismi della politica, con una valle intera che si muova per evitare di perdere una realtà produttiva importante, innovativa, e che ha dato, e può dare, garanzie occupazionali e di reddito a molte famiglie».

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