Melinda, si allontana la ripresa

Doveva essere l’anno di un certo rilancio, per gli oltre 4 mila produttori di Melinda, ma dalle prime indiscrezioni sembra che non sarà così

di Guido Smadelli

Doveva essere l’anno di un certo rilancio, per gli oltre 4 mila produttori di Melinda, ma dalle prime indiscrezioni sembra che non sarà così. Lo scorso anno le mele conferite avevano fruttato ai soci poco più di 30 centesimi al chilogrammo: secondo gli agricoltori, un livello di guardia, sotto il quale non si può scendere, perché ormai prossimo al pareggio.

C’era chi affermava che il reddito reale - cioè l’utile - si attestava ormai sotto la soglia dei 5 centesimi al chilo; ragionando in lire, il conferito del 2014 valeva circa 600 lire, contro le 1.200 pagate nell’annata record di inizio anni ‘90. La metà, a fronte di un forte incremento dei costi aziendali. Nessuno spera di tornare a quei livelli, sia per la crisi economica, sia per la produzione di mele incrementata in tutto il mondo e la conseguente maggior concorrenza, sia per congiunture di mercato quali la chiusura dell’import in Russia dove si erano aperte nuove strade.

Le speranze coltivate dagli agricoltori sembrano, però, destinate a tramontare. Dagli «spifferi» che escono dalle riunioni dei cda dei magazzini frutta di Melinda sembra che quest’anno la «media magazzino» sarà inferiore rispetto a quella prevista ad inizio esercizio. Per la media generale si parla di 36 centesimi al chilo: ci sarà l’agricoltore che prende di più, quello che prenderà meno, sempre comunque al netto delle spese del singolo magazzino. Ma a Cocea - il cui cda si è riunito l’altra sera - si viaggia ancor più in basso: si parla di 33 centesimi al chilo. Pochi spiccioli in più dell’anno precedente.

Come se non bastasse, sembra che nei magazzini vi siano ancora mele da vendere, e che la cosa non risulti granché facile; il valore finale complessivo potrebbe quindi scendere ulteriormente. «Ci si dica cosa si deve fare. Speriamo che vi sia un piano generale, un progetto credibile», afferma un socio di Cocea, agricoltore di prima categoria. «Ci si dica se per vivere dobbiamo coltivare ciliegie, o piccoli frutti, o che altro; con le mele, se si continua di questo passo, non si va da nessuna parte».

Il malumore, tra gli addetti ai lavori, è notevole. «Lo scorso anno in assemblea tutti sono stati zitti, rassicurati dall’annunciata ripresa dei prezzi», afferma l’agricoltore in parola. «Voglio proprio vedere se staranno tutti zitti anche quest’anno, o se qualcuno deciderà finalmente di far sentire la propria voce».

Il presidente Michele Odorizzi butta acqua sul fuoco: «In sede di bilancio preventivo era stato ipotizzata una remunerazione di 38 centesimi a chilo e le cifre che mi riferite non sono quelle definitive. Nei nostri magazzini ci sono le riserve per coprire l’estate e alcuni mercati hanno finito le mele. Questa per noi è una buona notizia, che potrebbe incidere positivamente sul prezzo che liquideremo ai soci».

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