Padre Forti: la sofferenza e la fame qui attorno a noi

di Federica Chini

In Trentino è attiva una rete concreta di solidarietà, formata dalle numerose associazioni di volontariato sparse sul territorio e dalle tante persone di ogni età che si impegnano per dare una mano a chi ne ha bisogno.
Una catena di sostegno che negli ultimi tempi sta aumentando significativamente.

È quanto emerso dall'incontro organizzato venerdì da Aca de Vita sul tema della povertà in Trentino, a cui hanno partecipato padre Fabrizio Forti, responsabile della mensa della Provvidenza a Trento, Roberto Calzà, direttore della Caritas Diocesana e l'assessora all'associazionismo ed al volontariato della Comunità della Val di Non Carmen Noldin. Quest'ultima, aprendo la discussione, ha parlato delle molteplici sfaccettature della povertà.

«Fino a qualche anno la consideravamo come caratteristica dei popoli oppressi da guerre e conflitti. Ora, con la crisi economica, è un fenomeno che ci riguarda da vicino, toccando persone che vivono vicino a noi, ma che non riusciamo a vedere per la frenesia e l'egoismo della società del benessere» ha sottolineato Noldin.

La povertà di oggi è silenziosa e nascosta, per la reticenza a chiedere aiuto. «Per far fronte a queste situazioni ed intervenire capillarmente è necessario rafforzare il legame tra le istituzioni, le associazioni ed i cittadini», ha poi puntualizzato l'assessora, sottolineando che in Val di Non agiscono 350 associazioni di volontariato.

Padre Forti ha poi parlato della sua attività nella Mensa della Provvidenza, che distribuisce, per 365 giorni all'anno, 50.000 pasti ed assegna, per 2 volte a mese, borse con generi alimentari a 180 nuclei famigliari, con l'aiuto dei supermercati e della Fondazione Cassa di risparmio di Trento e Rovereto.

«Da noi arrivano persone provenienti dall'Africa, dall'Italia ed anche trentine, anziani e tanti padri separati che non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese. Tanti volti e chilometri di storie - ha raccontato il frate cappuccino - Ai volontari che ci danno una mano io dico sempre: non state facendo un favore a chi ha bisogno, ma lo fate perché è un diritto poter mangiare, avere un letto per dormire e una cura se si è ammalati».

Secondo il religioso, la politica dovrebbe sensibilizzare maggiormente la cittadinanza sul tema ed aprire veramente le mani.

Calzà si è soffermato sui fattori che possono portare a situazioni di povertà, tra cui la solitudine.

«È' molto importante l'ascolto e la relazione umana e concreta con chi ha bisogno d'aiuto. Ogni comunità deve farsi carico dei propri poveri, per questo la Caritas opera a livello locale attraverso i centri s'ascolto, che offrono supporto a 3000 persone all'anno».

La Caritas Diocesana ha inoltre avviato qualche anno fa un progetto di credito solidale: le Casse Rurali concedono prestiti reali con un tasso di interesse pari al 2%. «In questo modo chi è in difficoltà può far fronte a situazioni debitorie ed a spese impreviste - ha rilevato Calzà, che ha rivolto una riflessione finale al tema dell'accoglienza dei profughi e dei rifugiati, un'occasione per la cittadinanza a riscoprirsi comunità solidale.

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