I due nuovi lama sono già le mascotte del rifugio Dosso Larici

di Mariano Marinolli

Non saranno fotografati come le vette delle Dolomiti, tuttavia Lupin e Merlino, i due splendidi lama che vivono nel recinto del Rifugio Dosso Larici, hanno attirato per tutto l’inverno la curiosità dei tanti turisti che scendevano lungo le piste di sci della Paganella.

L’idea di portare i due animali lassù è di Piero Webber, noto albergatore di Fai che nel 2015 ha scelto di abbandonare la sua attività per prendere in affitto il rifugio di proprietà comunale. «Era da tanto tempo che sognavo di gestire un rifugio - racconta - e devo confessare che quest’attività mi dà molta più soddisfazione».

Il Dosso Larici è - dopo il Cesare Battisti, chiuso ormai da anin - il primo rifugio costruito in Paganella; risale al 1930, a un’altitudine di 1.850 metri, ed era la mèta degli alpinisti che lo raggiungevano salendo da Zambana. In quasi tutti i rifugi, anche per tradizione, gli animali non mancano mai: cani, mucche, asini, cavalli, pecore, capre ed anche caprioli. Ma di lama, il grosso camelide originario delle montagne andine nel Sudamerica, fino qualche anno fa non se ne vedevano. Ora, quest’animale si sta diffondendo anche sulle nostre montagne e pure in altri rifugi l’hanno adottato. Webber, racconta che la sua idea è nata per la voglia di contraddistinguere il suo rifugio. Portare i lama fin lassù non è stato semplice, sebbene siano animali abituati a vivere in montagna. «In estate, non ci sono problemi mentre in inverno li faccio salire su uno slittone che arriva fin quassù trainato dal gatto delle nevi».
Gli sciatori, e i turisti in estate, non perdono l’occasione di fermarsi per fare un selfie assieme a Lupin e Merlino. Tanti chiedono a Webber se siano capre o pecore giganti, ma sono i bambini i più curiosi e quelli che li vogliono accarezzare e nella calda stagione i due lama portano in groppa proprio i bambini. Non sono animali da soma, però riescono a sopportare un peso fino a 15 chilogrammi. Non soffrono né il caldo, né il freddo; in estate basta solo tosarli, sono ubbidienti e fedeli e la loro docilità li rende ancora più simpatici. Non sono, però, solo i lama ad attirare la curiosità dei turisti; Webber, infatti, ha soprannominato il Dosso Larici «Rifugio del Gigante»: Piero, aiutato dal fratello Gigi considerato «lo storico di Fai», ha arredato l’esterno del rifugio con utensili e attrezzi costruiti in legno, come due lunghissimi sci e bastoncini appesi sulla facciata del rifugio, assieme al pettine, posate, ed altri oggetti creati ispirandosi all’antica leggenda del Najon, il dosso di Fai della Paganella che sovrasta la val d’Adige. La leggenda, raccontata ancora oggi ai bambini del paese, narra che il Gigante del Najon rimaneva come una sentinella seduto sul dosso ad osservare quanto accadeva in valle. Da qui, l’idea di spostare più in alto, con l’immaginazione, il gigante buono dal Dosso del Najon fino al Dosso Larici. E così ogni volta che un turista chiede perché all’esterno del rifugio siano appesi quegli oggetti, Piero racconta a tutti la storia del gigante.

Insomma, a differenza dei rifugi moderni con tanto di self service e confort di ogni genere, al Dosso Larici Webber vuole mantenere le tradizioni legate al passato e all’originalità, identificando il suo rifugio come la casa dove vive il vecchio gigante del Najon, l’eremita fuggito dal paese con i suoi due lama.

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