Un orto dove "coltivare" culture diverse imparando la lingua italiana

Un orto come punto di incontro. Come strada per superare le barriere, in primis quella della lingua.
La prima edizione degli «Orti dal mondo», l’iniziativa organizzata da Comune di Lavis insieme all’associazione culturale ViviLavis, è giunta al termine. Ed è stata celebrata con un momento di ritrovo e di racconto: le donne che hanno preso parte al progetto che si sono ritrovate con familiari ed amici nello spazio di via Rosmini. Per raccontare e raccontarsi, fra patatine e dolci tradizionali di altri paesi, come questa iniziativa sia cresciuta nei mesi. 
«Il bilancio finale è positivo - commenta Maddalena Bonat, presidente dell’associazione ViviLavis - sia per la socializzazione che c’è stata fra le donne che hanno partecipato, sia per come si sono integrate fra loro».
Sette le donne che, nei mesi scorsi, si sono trovate spesso e volentieri fianco a fianco nel coltivare la terra. Sia che si trattasse di coltivazioni tipicamente italiane, sia che fossero provenienti da altri paesi. Di queste sette donne due sono italiane, tre provengono dal Burkina Faso, una dal Senegal e una dalla Colombia. Tutte casalinghe, impegnate principalmente nella cura della famiglia. 
«Il progetto è nato da una specifica richiesta del corso di italiano per donne straniere organizzato alle scuole medie - prosegue Bonat - perché è vero che queste donne imparavano l’italiano, ma poi vivendo soprattutto in casa con i figli non avevano tante occasioni per parlarlo nella quotidianità. L’idea di riservare a loro questa iniziativa non è stata presa per discriminare nessuno, ma perché chi lavora ha già l’occasione per confrontarsi quotidianamente con la lingua italiana. Mentre queste donne no, per loro il rischio è quello di cadere nella solitudine senza rapporti sociali». 
L’orto è quindi servito come luogo fisico dove incontrarsi e parlare. Chiacchierare del più e del meno, scambiarsi anche qualche ricetta o, semplicemente, conoscersi. Per facilitare, obiettivo finale del progetto, l’incontro e l’integrazione fra la comunità lavisana e le donne straniere che vi risiedono. 
«Questa prima edizione è stata alquanto sperimentale - prosegue Bonat -, per quella del prossimo anno cercheremo di coinvolgere ancor più persone ed aumentare il loro livello di aggregazione nella borgata lavisana». Per il 2019 l’idea è quella di sfruttare anche alcuni punti degli orti attualmente incolti, così da aumentare gli spazi a disposizione. Promuovendo già a partire dai prossimi mesi il progetto «Orti dal mondo», così da coinvolgere anche comunità (come ad esempio quella marocchina) che non hanno preso parte a questa prima edizione. 
«Grazie alle buone condizioni climatiche si è potuto coltivare fino ad ottobre - aggiunge l’assessore comunale all’ambiente, Franco Castellan -: bello vedere le donne italiane e straniere trovarsi e costruire dei rapporti di amicizia fra di loro attraverso iniziative come questa. L’orto è diventato un punto di aggregazione e anche se non c’era bisogno di coltivare, in alcune giornate le donne sono comunque uscite di casa e si sono incontrate per conoscersi meglio e socializzare».
 

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