Il Comitato "Sotto i tigli" di Mezzolombardo non si è arreso e dà ancora battaglia

Il comitato «Sotto i tigli» di Mezzolombardo che ha proposto il referendum contro l’abbattimento degli alberi di viale De Gasperi non indietreggia. Intende infatti presentare un nuovo quesito in calce alle 1.000 firme già raccolte per superare il diniego che il difensore civico Daniela Longo ha opposto alla primo tentativo di consultazione.
«Crediamo sia la cosa più democratica da fare, perché dobbiamo portare il parere di mille cittadini che ci sostengono fino alla consultazione referendaria. Quindi il comitato formulerà una nuova domanda del quesito e tornerà a chiedere il referendum».
Il Comitato afferma: «Non intendiamo rassegnarci ad assistere al taglio degli alberi senza aver dato l’ultima opportunità ai cittadini. Questa come più alta espressione democratica. Non dimentichiamo che abbiamo raccolto mille firme a nostro sostegno, quindi è nostra intenzione riproporre un nuovo quesito referendario tenendo conto delle considerazioni fornite dal Difensore Civico».
La battaglia continua quindi e da tempo è anche diventata una battaglia politica con la giunta comunale che ha «esultato» per la decisione dell’avvocata Longo. All’indomani del pronunciamento il sindaco Christian Girardi aveva annunciato di voler portare a compimento «al più presto» il taglio degli alberi per motivi di sicurezza.
Il difensore civico era stato investito della questione il 19 giugno, dopo un burrascoso consiglio comunale. L’assise era stata chiamata infatti ad esprimere il «parere di legittimità» sul quesito del referendum. La domanda proposta dal Comitato per la scheda era: «Sei favorevole al rifacimento ed alla messa in sicurezza dei marciapiedi di via Degasperi, conservandone le alberature?». Per la giunta comunale, sindaco in testa, «un quesito non ammissibile in quanto non offre indicazioni progettuali sugli eventuali lavori da fare». E quindi in aula (con la protesta delle minoranze che abbandonavano la seduta) votava di rinviare il quesito al Comitato affinché lo cambiasse. Ma il Comitato si era rivolto alla figura di garanzia provinciale.
Per il difensore civico, effettivamente, il quesito non appariva chiaro ed univoco nella sua formulazione, ai sensi dell’articolo 4 dello Statuto Comunale.
 

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