Consorzio Val di Cembra, arriva il commissario

di Giorgia Cardini

Il Consorzio di miglioramento fondiario di secondo grado Val di Cembra non ha più un direttivo, ma un commissario: Giovanni Defrancesco. 
A nominarlo, venerdì scorso, è stata la giunta provinciale prendendo atto di una situazione di stallo che si trascina da circa tre mesi. Una paralisi totale che ha comportato addirittura l’impossibilità di avviare l’attingimento, dal lago delle Piazze - mai così colmo come quest’anno -, dell’acqua necessaria a irrigare i 900 ettari di vigneti, meleti, piccoli frutti e altre colture che fanno riferimento ai 12 consorzi associati a quello commissariato. Per fortuna, il cielo non ha fatto mancare in questi mesi «l’irrigazione» naturale.
 
Ma cosa è accaduto, nel Cmf guidato fino a pochi giorni fa da Francesco Cristofori? 
È successo che quattro dei dodici Consorzi di primo grado che lo costituiscono sono scesi sul piede di guerra e hanno fatto mancare, per ben due volte, il numero legale necessario a rendere valida la convocazione dell’assemblea di approvazione del bilancio consuntivo 2017 e del bilancio preventivo 2018. I «ribelli» sono i consorzi di Palù e Serci di Giovo, Ville e Valternigo, Verla e Mosana, Ceola, che hanno contestato - riassume il presidente del Cmf di Palù e Serci, Diego Moser - «il tentativo di cambiare le regole e di farci pagare di più, rispetto a quanto abbiamo sempre pagato, contro le previsioni dello Statuto».
 
Di una presunta violazione dello Statuto parla anche la delibera della giunta provinciale, riferendosi al verbale datato 19 giugno con cui «l’Ufficio Infrastrutture Agricole del Servizio Agricoltura ha evidenziato le motivazioni che causano una situazione di precaria gestione del Consorzio quali in particolare la non corretta applicazione dei dettami statutari relativamente al piano di riparto delle spese di gestione e la mancata approvazione dei bilanci consuntivo 2017 e preventivo 2018».
 
L’ex presidente Cristofori nega però che ci siano  violazioni: «I quattro Cmf si sono opposti al riparto dei conti, ma sono decenni che applichiamo le regole decise in assemblea. Facendo mancare la loro presenza alle due convocazioni, hanno di fatto reso impossibile l’approvazione dei bilanci e con essi anche la gestione provvisoria dell’esercizio. Così il Cmf si è bloccato, il segretario non ha potuto pagare gli stipendi e non è stato neppure possibile avviare, il 1° giugno, il prelievo idrico dal Lago delle Piazze, che quest’anno avrebbe fatto comodo anche a Dolomiti Edison Energy, costretta a turbinare l’acqua in modo anomalo. È il colmo, pensando che l’anno scorso abbiamo invece dovuto avviare il pompaggio di soccorso dal torrente Avisio».
 
Se lo stallo è stato risolto qualche giorno fa, con un provvedimento provinciale che ha dato il via ai prelievi dal lago pinetano (sulla sponda destra però l’acqua non è ancora arrivata per un problema all’acquedotto, spiega Diego Moser), bloccato è anche il progetto che consentirà ai consorziati di avere 150 litri di acqua al secondo dall’Avisio, in caso di nuove emergenze idriche simili a quelle dello scorso anno; ma recentemente il Servizio Autorizzazioni e valutazioni ambientali della Provincia ha stabilito che l’impianto non dovrà essere sottoposto a procedimento di Valutazione d’impatto ambientale e dunque si potrà presto dare corso ai lavori, il cui costo ammonta a circa 1,3 milioni di euro.
 
Tornando alla vicenda che ha generato lo scontro, non si può non notare come la battaglia sia caratterizzata territorialmente, se si pensa che i quattro Consorzi fanno tutti parte del territorio di Giovo, che nel panorama amministrativo spicca in quanto unico Comune della valle che ha beneficiato di una vera e propria «esenzione» dall’obbligo delle gestioni associate, alternativo alle fusioni condotte in porto dagli altri comuni della sponda destra dell’Avisio, e per alcune prese di posizione critiche rispetto a progetti comunitari come quello della ciclovia. E infatti gli altri otto Cmf di primo grado sono quelli di Lisignago, Cembra, Faver, Valda, Grauno, Piazzo, Segonzano e Grumes: dunque, bassa valle contro altra valle?

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