Il "sì" di Manuela e Franco e tre giorni dopo l'addio

La vita è un fiammifero acceso. Scalda, illumina. Purtroppo sa anche scottare e incendiare. Di certo inesorabilmente si consuma e si spegne.
Finché non finisce - per un’improvvisa folata di vento o per consunzione -, un fiammifero conserva la forza di produrre prodigi o catastrofi, di essere innesco di un falò ristoratore e di torce che illuminano la notte, come di rovinosi incendi.
Il suo fiammifero Manuela Pilati, parrucchiera di 51 anni di Pressano e vice presidente dell’Associazione Lavistaperta, è riuscita a preservarlo fino ad accendere assieme al suo Franco un bengala di colori e calore soprannaturali.
Quello di Manuela nel giro di poche settimane si era improvvisamente e rapidamente consumato, ma la sua fiamma era rimasta quella vigorosa di sempre. La alimentava uno spirito di guerriera e una sostanza impalpabile e non brevettabile di nome “amore” in grado di smuovere le montagne e saldare per l’eternità due persone. 
La fiamma terrena di Manuela fedelmente rappresentata dal suo sorriso schietto e mai negato a nessuno, si è spenta serenamente l’8 dicembre scorso, al rispettoso soffio di un male incurabile che da tre anni e mezzo aveva avviato con lei un estenuante incontro di boxe. Una questione privata fra lei e lui, di cui solo pochissimi erano al corrente. Il male aveva provato più volte a vincere per k.o., ma alla fine ha dovuto riconoscere l’onore delle armi a questa donna speciale, sconfitta ai punti non prima però di essersi unita in matrimonio a Franco Ferretti, 57 anni, suo compagno da 8.
«Ci siamo sposati il 5 dicembre, tre giorni prima che ci lasciasse - racconta commuovendosi Franco -. Sognava e sognavamo da tempo quel momento. In luglio, visto che il male che la accompagnava sembrava averle dato tregua, facemmo le pubblicazioni». 
L’allegra macchina dei preparativi si era messa in moto, ma a fine luglio l’ “avversario” si era ripresentato sul ring e Manuela - senza lasciar trasparire nulla dietro il suo sorriso - si era rimessa i guantoni. «Lei non voleva solo la cerimonia nuziale, voleva anche la festa, ma dovendo fare la chemio e sapendo che avrebbe perso i capelli, decise di prender tempo per arrivare a realizzare il suo sogno in condizioni migliori, convinta che anche stavolta avrebbe superato l’ostacolo». 
Ad ottobre la coppia è tornata a pianificare le nozze: «Novembre lo avevamo scartato perché ci sembrava un mese triste, mentre su dicembre il “no” categorico fu di Manuela: c’erano le feste e la soddisfazione delle sue clienti, nonostante la malattia, era prioritaria. Amava il suo lavoro e per questo decidemmo di fissare le nozze al 5 gennaio dell’anno nuovo. Una data tra l’altro significativa per noi due, visto che proprio il 5 gennaio del 2010 alla Canta di Faedo (amava i cori e le date, Manuela), avevamo in qualche modo ufficializzato il nostro stare insieme».
In tema con il periodo, le bomboniere a forma di calzetta della Befana che Manuela iniziò a confezionare. Quando tutto sembrava relativamente in equilibrio per arrivare al grande momento, improvvisamente le sue condizioni di salute verso metà novembre hanno iniziato a precipitare. «Poteva lasciar correre? Poteva arrendersi? No. Manuela non è mai stata una che si è lasciata vivere - ricorda il marito -. Ci siamo guardati negli occhi, ci siamo parlati ed insieme abbiamo deciso di anticipare il matrimonio perché sapevamo entrambi che il destino stava per tagliarci le ali».
Il 5 dicembre, nella casa di Pressano dove la coppia viveva, Manuela e Franco hanno coronato il loro sogno d’amore, dicendosi «sì» davanti al presidente del consiglio comunale di Lavis, Paolo Facheris e con al fianco i testimoni.
«La cerimonia e la festicciola che ne è seguita, con la torta nuziale e le bomboniere a calzetta ultimate dalle amiche di Lavistaperta, le abbiamo vissute pienamente, lasciando per qualche ora il male fuori dalla porta - racconta piangendo Franco -. Personalmente a me non serviva l’atto ufficiale per sentirmi unito per sempre a Manuela. Da quando però tre giorni dopo, proprio nel giorno del nostro ottavo anniversario, mi ha lasciato, sono felice che su questa terra sia rimasto un segno concreto del nostro amore». Un bengala speciale acceso grazie al fiammifero di Manuela, che conserverà per sempre la luce del suo sorriso.

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