Alberghi della Paganella chi ha investito, raccoglie

Chi negli anni recenti ha investito, pur indebitandosi, per ammodernare il proprio albergo ha guadagnato di più rispetto a chi, invece, è rimasto a dormire sugli allori. In estrema sintesi, è quanto si desume da un’analisi sui bilanci presi a campione tra 68 delle 123 aziende alberghiere dell’altopiano. I dati della ricerca commissionata dalle cassi rurali trentine allo Studio finanziario Scouting, nello specifico riferiti all’ambito turistico della Paganella, sono stati presentati ad Andalo e commentati da Davide Donati, direttore della cassa rurale Giudicarie, Val Sabbia e Paganella.
Il turismo sull’altopiano va più che bene e la forte crescita, come ha commentato il direttore Donati, ha una sua ragione riconducibile in meccanismi esogeni, come la paura di programmare le ferie all’estero dopo i recenti attentati di matrice terroristica, oppure le nuove attrazioni e gli investimenti sulle strutture ricettive che hanno proiettato la Paganella tra le stazioni turistiche più gettonate del Trentino. Sciorinando le statistiche della ricerca si evince una netta spaccatura tra gli alberghi a 3 e 4 stelle: chi ha trasformato la propria azienda in un quattro stelle ha registrato un aumento delle presenze e della propria liquidità. Per quanto riguarda il periodo 2013/2015, negli hotel a 4 stelle il cash flow è salito dal 19,4% al 26,4%, mentre negli hotel con una stella in meno, dal 19,4% è salito solo fino al 23,3%.
Se il guadagno, in media, è aumentato dal 19,5% sul fatturato del 2013 al 24,5% (leggermente sopra la media provinciale di 24,3%) sul fatturato del 2015, significa che gli investimenti hanno prodotto i risultati previsti. Una strategia che ha incrementato gli utili netti degli alberghi della Paganella, saliti nel 2015 al +1,2% dopo la perdita del 4,4% registrata, invece, nel 2013.
Buoni anche i tempi di rientro dei debiti; in Paganella rimane tuttavia alto il rapporto tra capitale investito e indebitamento, pari all’84,5% contro il 52,9% della media provinciale. Ciò è dovuto ai grandi investimenti effettuati negli ultimi tre anni, ma a fronte dell’indebitamento c’è un maggior fatturato che garantisce il rientro dai mutui nei tempi previsti, rispettando i piani di ammortamento. Riguardo la dimensione degli alberghi, la media è di 67 posti letto per ogni struttura, contro la media provinciale di 61 letti.
«Chi ha investito sta raccogliendo i frutti delle sue strategie per la crescita della propria azienda e, allora, può anche fermarsi - commenta il direttore Donati - mentre chi è rimasto fermo, è opportuno che faccia qualche sacrificio se non vuole arretrare con il fatturato della sua attività. Insomma: l’albergatore che oggi lavora bene andrà sempre meglio, mentre nelle aziende dove ci si barcamena, andrà sempre peggio se non saranno adottate opportune strategie di investimento».
Per Donati gli alberghi della Paganella offrono prezzi davvero competitivi, ma non è tenendo i prezzi bassi che si favorisce la crescita della propria azienda: «Migliorando il rapporto qualità/prezzo, e questo vale soprattutto per chi non ha investito nella propria struttura, si possono migliorare margine operativo e redditività dell’azienda».
Anche il direttore dell’Apt Paganella, Luca d’Angelo, è dello stesso avviso: «Posso garantire che il livello qualitativo di ricettività della Paganella non ha nulla da invidiare ad altre località turistiche. Pertanto c’è margine per ritoccare i prezzi al rialzo senza aver paura di rimanere con l’albergo vuoto».

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