Nonostante le piogge l'uva è bella e promette bene per la vendemmia

Agronomi ottimisti per l’andamento stagionale della produzione ortofrutticola nella Piana rotaliana

Se il solleone d’agosto riscalderà i vigneti in giusta misura, si otterrà un’uva eccellente: parola degli agronomi che stanno stimando l’andamento stagionale della produzione ortofrutticola nella Piana rotaliana. «Finora si può dire che è un’annata normale - asserisce Luigi Stefani di Mezzocorona, vicepresidente della Coldiretti trentina - e nonostante le frequenti piogge di giugno, l’uva è bella e promette bene».
 
Due anni fa, dopo un’estate piovosa che in Trentino non si ricordava da lustri, a settembre il sole favorì un’ottima maturazione dell’uva ma, proprio per colpa del brutto tempo e delle gelate primaverili, la produzione calò di un buon 20%. Quest’anno, invece, il meteo è stato più mite e la pioggia meno insistente non ha creato particolari danni, a parte la comparsa della peronospera sulle varietà d’uva più sensibili alla pioggia, come ad esempio il Lagrein. Il fenomeno, però, è in diminuzione e fortuna vuole che il caldo previsto nelle prossime giornate dovrebbe sconfiggere questo fungo micidiale per l’uva.
 
E’ ancora presto per stimare la quantità d’uva che sarà incantinata in autunno; certo è che la fioritura, avvenuta in un periodo abbastanza piovoso, lascia prevedere una vendemmia in linea con la media degli anni recenti. «A fine luglio - spiega Mauro Varner, tecnico agronomo della Mezzacorona sca - procederemo alla valutazione dei primi grappoli e solo in quella fase si potranno fare delle previsioni sull’andamento della vendemmia. Azzardare delle stime adesso, non avrebbe alcun senso. Posso solo dire che, a mio avviso, la quantità d’uva raccolta non si discosterà dalla media degli ultimi anni e che la stagione è partita molto bene, salvo qualche grandinata di lieve entità che non ha influito sull’andamento delle colture. Ho solo l’impressione, per adesso, che il Pinot grigio abbia grappoli più leggeri rispetto l’anno scorso».
 
Quindi, anche la qualità dovrebbe essere soddisfacente? «Attualmente, la qualità è buona e se, prima della vendemmia, caldo e sole aiuteranno il processo di maturazione, otterremo un vino eccellente». Con il tempo di giugno così piovoso, però, l’inizio della vendemmia slitterà ai primi di settembre, iniziando con le uve bianche per raccogliere il Teroldego verso la fine di quel mese. Per ottenere un prodotto di qualità e contenere i costi di produzione, che sono esattamente il doppio di quelli sostenuti nei blasonati vigneti della Sicilia, contano soprattutto gli ultimi venti giorni prima della vendemmia. I vigneti della Piana rotaliana, come noto, sono coltivati per un buon 80% con produzione di uve bianche, prevalentemente Pinot grigio e Chardonnay; quel che resta è uva rossa, quasi interamente Teroldego, con una potenzialità di circa ottantamila quintali d’uva di questa varietà e con una resa che, in condizioni ottimali, raggiunge i 170 quintali per ettaro.
 
Anche per le mele la stagione promette bene: le scarse grandinate, e di breve durata, non hanno compromesso la produzione: «Come per l’uva, lo stesso discorso vale per i frutteti - osserva ancora Luigi Stefani - e le mele, fino a questo momento, si presentano in piena fase di maturazione e con un bell’aspetto che lascia sperare in una raccolta di ottima qualità. Ormai sono pochi i frutteti senza protezioni contro la grandine e il continuo ammodernamento degli impianti contribuisce a raggiungere l’eccellenza del prodotto». 
 
Gala e Fuji sono le più coltivate nella Piana rotaliana e, come per l’uva, facendo i dovuti scongiuri contro le bizze di Giove Pluvio, la produzione raggiungerà i livelli delle annate scorse.

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