Condannati per le minacce al medico

Pur di ottenere dal medico di base un certificato di malattia di due settimane sarebbero arrivati alle minacce. I due imputati mercoledì sono stati condannati: le pene inflitte a I. P., 38 anni, e C. S., 42 anni, entrambi residenti a Mezzolombardo, sono state rispettivamente di 6 e 4 mesi di reclusione.  L'incredibile episodio è successo lo scorso febbraio in un ambulatorio della Rotaliana. Secondo quanto ricostruito dall'accusa, la donna si sarebbe rivolta alla dottoressa - suo medico di famiglia - lamentando un problema di salute. Un disturbo che, secondo l'imputata, richiedeva un riposo di due settimane.

Per questo aveva chiesto con una certa insistenza alla dottoressa di farle un certificato di malattia di due settimane.  La dottoressa ha esaminato la situazione, spiegando alla paziente che il problema segnalato non richiedeva un congedo dal lavoro così lungo e che comunque era necessario eseguire alcuni accertamenti per fare una diagnosi precisa. Controlli ai quali la donna non aveva a quanto pare alcuna intenzione di sottoporsi. Di fronte alla risposta negativa della dottoressa, l'imputata non si sarebbe affatto rassegnata. Anzi, a quel punto, sempre secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, era intervenuto il compagno a darle man forte. L'uomo avrebbe ribadito la richiesta di ottenere il certificato, iniziando ad urlare ed inveire contro la medico di famiglia e sbattendo con forza i pugni contro il tavolo. Un atteggiamento aggressivo che ha lasciato di pietra la donna.

Impaurita da quanto stava accadendo e temendo che l'uomo potesse passare dalle parole alla mani ha deciso di assecondare la richiesta della coppia ed ha firmato il certificato di malattia. Subito dopo, però, ancora turbata per l'accaduto, ha riferito i fatti alla polizia locale allertata dalla segretaria dell'ambulatorio. Gli imputati non hanno partecipato al processo. Per il difensore d'ufficio, avvocato Alberto Pontalti, la difesa era dunque in salita. Il legale ha cercato di sostenere la mancanza dell'elemento soggettivo, ma alla fine il giudice ha condannato.

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