Oltre un migliaio di persone per l'ultimo saluto a Paolo Valenti

di Marco Maestri

Le parole della moglie Fabiana affidate alla voce scossa di don Celestino Riz. Parole che inziano con quelle di una canzone di Guccini: «Voglio ricordarti com'eri, pensare che ancora vivi, voglio pensare che ancora mi ascolti e che come allora sorridi e che come allora sorridi. Voglio cominciare - ha scritto in questi giorni di grande dolore la moglie Fabiana ha detto il sacerdote - con una canzone. Sei stato un papà e un marito fantastico. In tutto quello che facevi nella vita hai saputo mettere tutta la tua bontà: nel lavoro, nello sport e nella nostra meravigliosa famiglia. Solo noi cinque sappiamo l'amore che ci lega. Hai lasciato un vuoto incolmabile ma sono sicura che, come hai sempre fatto, mi darai la forza per poter andare avanti e per crescere i nostri figli con l'esempio del suo papà. Sarà dura Paolo riprendersi ma, grazie all'amore che ci lega, ci riuscirò. Tua moglie per sempre».

E' stato questo il momento più toccante del funerale di Paolo Valenti . Il suono delle campane che pesano come macigni, la Chiesa di San Barnaba stracolma con l'adiacente sagrato gremito di compaesani, amici, ex compagni di squadra e semplici avversari con cui ha condiviso molte sfide di calcio, occhi gonfi di lacrime e tristezza, l'impotenza davanti ad una simile tragedia ed uno straziante saluto per un uomo che ha visto terminare la propria vita a soli 36 anni.

Impossibile contarle, ma sono state ben oltre un migliaio, le persone che hanno voluto salutare ieri per l'ultima volta il giovane boscaiolo Paolo Valenti, molto noto in tutta la regione per i suoi trascorsi di calciatore, morto a seguito di un drammatico incidente avvenuto nella prima mattina di lunedì in località Zeller, sopra l'abitato di Tione ad una manciata di chilometri da casa, lungo la strada che porta verso Malga Cengledino. Un incidente avvenuto sotto gli occhi del padre con il quale stava curando degli interventi di sistemazione di una porzione di bosco nei pressi della strada che sale dal fondovalle, in una zona colpita in maniera particolarmente intensa dalla tempesta Vaia dello scorso ottobre: un volo di oltre dieci metri, che non gli ha lasciato scampo.

In questi tragici giorni in moltissimi hanno voluto stringersi attorno ai familiari distrutti nel dolore per la perdita dell'amato congiunto: la moglie Fabiana, i giovanissimi figli di tre, cinque e sette anni, la mamma Sandra, il papà Claudio ed i fratelli Patrizio ed Irene.
Un andirivieni continuo di persone da località «Sega de Ciarì» dove Paolo abitava nella casa di famiglia e dove, oltre all'attività di boscaiolo, gestiva con i genitori e il fratello Patrizio la troticoltura a conduzione famigliare aperta a fine anni novanta grazie all'intuizione di papà Claudio e mamma Sandra.
Fin dal primissimo pomeriggio, in un paese sotto choc e listato a lutto, si è creata un'interminabile processione verso l'abitazione dello sfortunato boscaiolo.
Alle 17 il corteo funebre si è quindi incamminato verso la vicina Chiesa parrocchiale di San Barnaba. Un cammino lento che lacera il cuore: il feretro di Paolo avvolto dalle maglie del Comano Terme Fiavè e dell'Alta Giudicarie davanti a tutti, come spesso è capitato nella sua lunga carriera da calciatore. Moltissimi gli ex compagni di squadra presenti: su tutti i giocatori del Comano Terme Fiavè con cui Paolo ha giocato dal 2006 al 2016 ai cui colori, quelli gialloneri, era rimasto legato anche dopo aver appeso le scarpette al chiodo.

Quelle scarpette che, dopo un paio di anni trascorsi da attento spettatore, aveva rimesso ai piedi il gennaio scorso scendendo in campo con i colori della squadra amatori dell'Alta Giudicarie, società in cui Paolo mosse i primi passi da giovane promessa: un impegno molto meno impegnativo rispetto a quello che aveva tenuto fino al 2016, anno di addio alla categoria di eccellenza, e con il quale riusciva a conciliare gli impegni di lavoro ed il tempo dedicato alla sua splendida famiglia che tanto amava.
Erano tutti presenti i suoi attuali compagni di squadra compatti ed uniti come amava vedere la propria squadra Paolo. Presenti inoltre i giocatori dell'Alta Giudicarie di cui fa parte il fratello Patrizio, i vari allenatori che negli anni hanno allenato Paolo (tra cui l'altoatesino Fabrizio Morini), tanti calciatori che hanno giocato con Paolo e molteplici delegazioni delle società calcistiche di tutto il Trentino. La Messa, celebrata da don Celestino Riz, si è aperta con il canto scosso della Corale San Barnaba. «In questi giorni - ha esordito il parroco - abbiamo versato tante lacrime. Segno della fragilità della vita che scorre nelle nostre vene. Paolo era un uomo solare, disponibile verso il prossimo e un esempio: come padre e marito, nel lavoro e nello sport. Per poter ripartire da questa fortissima botta - ha concluso Don Celestino Riz - dobbiamo credere alle cose di lassù, consapevoli che Paolo continuerà a vivere in mezzo a noi e dentro di noi».

Al termine della celebrazione il corteo funebre si è incamminato verso il vicino cimitero dove, familiari, parenti ed amici hanno salutato mestamente per l'ultima volta Paolo e dove i molti ex compagni di squadra hanno fatto da corona all'ultimo passaggio del loro compagno, capitano, avversario e soprattutto Amico chiamato ad interrompere la sua esistenza terrena troppo presto per proseguire le proprie partite di calcio su campi inesplorati con la speranza che qualche prezioso consiglio che era solito dare al centro del rettangolo di gioco possa arrivare dritta al cuore e dare conforto alla sua famiglia ora affranta dal dolore.

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