Crollo di massi sulle Bocchette dalla Vedretta degli Sfulmini

di Andrea Bergamo

Un crollo di roccia sul Brenta ha interessato negli scorsi giorni la Vedretta degli Sfulmini, alla base della parete ovest della Cima degli Armi. Fortunatamente i tre massi di alcune decine di metri cubi non hanno investito gli escursionisti che in quel momento si apprestavano ad affrontare la via ferrata delle Bocchette centrali. Un gruppo di inglesi ha assistito alla scena, immortalandola con il cellulare: il video pubblicato su internet è molto condiviso sui social.

La Sat ha diffuso una nota per informare gli escursionisti rispetto alla problematicità e pericolosità del tratto in questione. Un tratto che va percorso con attrezzatura alpinistica da ghiaccio (piccozza e ramponi), seguendo un percorso più a sud-ovest, verso Torre di Brenta, lontano dal fronte della frana. «Il fenomeno - si legge nella nota - è in continua evoluzione, in quanto legato al progressivo scioglimento del sottostante ghiacciaio». L’invito a quanti volessero comunque transitare in zona, è di prestare prudenza e la massima prudenza.

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Resta un dato di fatto che le Dolomiti si stanno sgretolando sempre più velocemente. Fino ad una trentina d’anni fa la «colata» del ghiacciaio tra Cima degli Armi e la Torre del Brenta copriva lo spuntone di roccia che, nel corso del tempo, è riemerso e si è reso instabile a causa dell’assottigliamento della superficie del ghiaccio.

A questo fattore si aggiunge lo scioglimento del permafrost, il terreno gelato residuo di antiche glaciazioni che fa da collante per i massi che si trovano in parete e sui pendii. «In seguito al calo della quota del ghiaccio, sono emersi alcuni grossi blocchi di roccia e ghiaione – spiega il segretario della commissione sentieri della Sat Luca Biasi -. Negli ultimi anni abbiamo assistito allo scomparire del ghiacciaio con un conseguente accumulo del materiale roccioso al quale viene tolto il supporto dall’acqua di dilavamento».

Una serie di fattori dunque, che comporta i sempre più numerosi crolli di pareti e guglie e colate rapide di detriti. «Un processo naturale inarrestabile, ai quali dovremo prepararci un po’ ovunque» osserva Biasi.

Quello immortalato dai turisti inglesi non è il primo crollo. I massi di grosse dimensioni si sono frantumati nel corso della loro discesa verso una zona pianeggiante arrestandosi a poche decine di metri dalle persone che si trovavano in zona.

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