Si estende la caccia al cinghiale Soddisfazione per gli agricoltori

«Apprendiamo con soddisfazione che il Comitato faunistico provinciale ha approvato una nuova disciplina per il controllo del cinghiale nella provincia di Trento su proposta dell’assessore Dallapiccola a seguito della presentazione del disegno di legge 183, riguardante Modificazioni della legge provinciale sulla caccia 1991 per limitare l’espansione dei cinghiali».

Così i consiglieri provinciali Nerio Giovanazzi, Mario Tonina e Massimo Fasanelli. La loro iniziativa aveva ottenuto il via libera dalla Terza Commissione permanente, perciò l’iter di approvazione era avviato.

Il cinghiale: la peste delle montagne. Sono trascorsi ormai circa trent’anni da quando qualche cacciatore sconsiderato lo introdusse abusivamente in valle del Chiese, dopo averlo acquistato in allevamenti toscani. Da allora è successo un po’ di tutto: si sono sollevati sindaci, Consigli comunali, agricoltori ed allevatori, semplici cittadini; contemporaneamente si è sollevata pure la cotica erbosa di mezza montagna grazie alla capacità di arare dei cinghiali, i quali, placidamente, hanno continuato a filiare, tanto da far dire ai consiglieri provinciali che «la specie è decuplicata, così come i danni».

Gli ultimi a lanciare l’allarme (piu disperato che accorato) sono coloro che hanno prati e pascoli a Tonolo, la montagna ultimo avamposto del Trentino verso la Lombardia, acquistata dal Comune di Storo per i lodronesi che non avevano territorio di uso civico. Dopo l’allarme (forse, una volta tanto) arriva la speranza, proprio per merito della nuova disciplina di cui si diceva sopra.

Ad annunciare il cambio di passo è il vicepresidente di Federcaccia Matteo Rensi , che mercoledì ha spedito una nota ai rettori, ai tecnici di distretto, ai guardiacaccia, ai consiglieri ed ai presidenti di consulta per annunciare «una nuova disciplina per il controllo del cinghiale». E quando scrivi controllo leggi abbattimento. «Le modifiche apportate alla disciplina - scrive Rensi - riconoscono la possibilità di esercitare il controllo a tutti i cacciatori delle riserve, siano queste ultime ricomprese o meno nell’area di controllo, in concomitanza con l’esercizio della caccia agli ungulati».

Seguono le spiegazioni tecniche. In pratica, «gli agenti di vigilanza, se sono in area a densità zero, possono effettuare il controllo senza limitazione di tempi e luoghi; se sono in area di controllo possono intervenire, in caso di situazioni critiche, senza limitazione di tempi e luoghi. I cacciatori possono sparare in entrambe le aree in concomitanza con la caccia agli ungulati, dall’1 maggio al 30 giugno, dal 16 agosto al 31 dicembre».

«L’articolo 29 della legge provinciale 24/91 - scrivono Giovanazzi, Tonina e Fasanelli - prevedeva che il Comitato faunistico potesse annualmente deliberare limitazioni alle specie cacciabili; il cinghiale era specie cacciabile dall’1 ottobre al 31 dicembre. Il disegno di legge prevede, per un principio di salvaguardia dell’interesse generale e collettivo, di escludere da tale limitazione la specie cinghiale, dando quindi modo di contrastare in maniera più efficace le dinamiche sopradescritte, evitando la propagazione e l’insediamento in altri territori».

I tre consiglieri avevano promesso a Dallapiccola che avrebbero sospeso l’iter del disegno di legge qualora il Comitato faunistico avesse preso decisioni compatibili con l’obiettivo legislativo. «Ciò è avvenuto - sostengono oggi - e intendiamo sottolineare che questo è un passaggio molto importante a favore degli agricoltori e degli allevatori».

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