TreperTre, fondi contestati: nei guai Anita Binelli

Ventottomila euro di spese non giustificate adeguatamente e, dunque, ventottomila euro di contributi percepiti indebitamente. È questa l’accusa da cui deve difendersi Anita Binelli, nella sua veste di legale rappresentante del Comitato «uno-cinque-cinque-zero» di Madonna di Campiglio.
A contestarle una «indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato» (ma soprattutto della Provincia, in questo caso) è la pm Alessia Silvi della procura di Trento, che ha chiesto poche settimane fa l’emissione di un decreto penale di condanna, per l’ipotesi di reato di cui all’art. 316 ter del Codice penale, nei confronti dell’ex assessora di Pinzolo, ex commissaria straordinaria del Comune di Borgo Chiese e Lona Lases.
 
Anita Binelli però ha presentato opposizione alla richiesta tramite il suo avvocato Nicola Stolfi, chiedendo dunque il confronto in aula, sicura di poter dimostrare che tutto è stato fatto secondo le regole.
Ma è certo che il caso farà discutere, perché l’attività e i soldi spesi dal Comitato per organizzare tre edizioni della manifestazione «Campiglio trepertre, idee d’alta quota» nel 2012, 2013 e 2014 sono stati a lungo sotto la lente anche degli avversari politici della giunta Bonomi di cui faceva parte Anita Binelli.
La Lega Nord fu una delle più accanite e presentò, con Maurizio Fugatti e Claludio Civettini, diverse interrogazioni sull’argomento, dalle quali emerse l’ammontare dei contributi assegnati dalla Provincia e dal Comune al Comitato, per tre anni. Non bruscolini, ma ben 176.349 euro: nel 2012 arrivarono da Trento 50mila euro, nel 2013 gli euro furono 23mila, nel 2014 addirittura 103.349. Soldi cui vanno aggiunti quelli stanziati dal Comune di Pinzolo (27.815 in tre anni), dall’Apt (61mila euro), dall’associazione «Valore D» (20mila euro). E nei tre anni le spese ammontarono rispettivametne a 71.831, 51.120 e 224.672 euro.
 
Ecco, in tutto questo fiume di denaro usato per eventi culturali, spese di trasporto e ospitalità di ospiti e relatori, compensi a studio e ricercatori, promozione, pubblicazioni, eccetera, la Guardia di Finanza e la procura hanno trovato almeno un paio di falle. Una relativa al 2013 per 8.000 euro e una relativa al 2014 per 20.000. Falle riguardanti l’ospitalità data a una quarantina di persone, di cui non è chiaro il ruolo nell’ambito degli eventi messi a punto dal Comitato. 
 
Per la difesa di Anita Binelli, invece, le persone invitate a Madonna di Campiglio rientravano in un progetto di «mentorship» rivolto a studenti universitari, concordato sia con l’Università di Trento sia con la Provincia. In pratica, gli studenti sarebbero stati affidati a manager di alto livello, operativi in varie imprese, che avrebbero dato loro competenze utili: questi mentori sarebbero dunque stati invitati a Madonna di Campiglio per mettere a punto il progetto. La difesa punta anche a dimostrare che Anita Binelli firmò dei rendiconti stilati e asseverati da commercialisti, come richiede la legge. Dunque, già sottoposti a controllo anche in materia fiscale, dato che a essere contestate sono anche alcune detrazioni ritenute incongrue.
 
La notizia dell’inchiesta relativa ai contributi percepiti dal Comitato Uno-cinque-cinque-zero getta una luce nuova sul «caso» di cui è stata protagonista Anita Binelli un paio di settimane fa. Nominata commissaria straordinaria del Comune di Lona Lases, in val di Cembra, il 22 settembre, cinque giorni dopo Binelli ha rinunciato all’incarico senza neppure presentarsi in municipio.
Una mossa che neppure l’assessore provinciale Carlo Daldoss, cui l’imprenditrice aveva dato la disponibilità, ha dichiarato di sapersi spiegare. Pareva un ripensamento dettato dalla distanza o dalle difficoltà del compito: probabilmente, invece, è stato dettato dal momento delicato che l'ex assessora sta attraversando.

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