Dalle Giudicarie in Baviera per inseguire una passione

La storia di Giulia, riparatrice di strumenti musicali

di Denise Rocca

Un lavoro antico come il tempo di quando gli uomini ebbero bisogno della musica nella loro vita: costruire e riparare strumenti musicali, fare del legno cassa di risonanza e del metallo chiavi, costruire curve e rette, corde e ance. Se in Italia ci sono scuole di liutai di alto livello internazionale, mancano invece le scuole per il restauro di strumenti a fiato. Non ci sono di fatto istituti specializzati e i rari artigiani che ancora se ne occupano non prendono più giovani a bottega, troppo alti i costi o troppo gelosi della propria arte per vederla sopravvivere a sé. 

Ma la determinazione della giovane Giulia Colombo - di Bondo, flautista della banda di Roncone, figlia di una famiglia dove la musica è parte della quotidianità - di diventare artigiana di strumenti musicali ha avuto la meglio su tutto: un corso di riparazione strumenti a fiato organizzato dalla Federazione delle bande trentine, anche se non ha visto un secondo anno, le ha dato la certezza che quella curiosità di smontare e rimontare il suo flauto da bambina, dopo appena un paio di anni da quando aveva iniziato a suonarlo erano davvero il suo lavoro dei sogni.

Ma in Italia non ci sono corsi, nemmeno internet sembra offrire possibilità celate nel Belpaese, quindi la sua vita di studentessa eccellente continua fra il liceo linguistico e poi gli studi universitari, ma la voglia di occuparsi di artigianato musicale non è sopita. 

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«Riparare gli strumenti musicali era una buona via di mezzo tra la mia passione bandistica e quella di fare lavori manuali - racconta oggi - Nonostante i successi scolastici, infatti, ho sempre trovato lo studio esclusivamente teorico un po' noioso e riduttivo». In Italia tutto sembra finire su un binario morto, ma l'Europa è grande e una scuola per riparatori di strumenti musicali dalle tante ricerche online salta fuori: è la Staatliche Berufs und Berufsfachschule für Musikinstrumentenbau di Mittenwald, paesone della bassa Baviera storicamente conosciuto per la costruzione di violini.

Liuteria, Costruzione di chitarre, Costruzione di strumenti a fiato in ottone e Costruzione di strumenti a fiato in legno le quattro specializzazioni presenti, per accedere a uno dei quattro indirizzi è richiesto di saper suonare uno degli strumenti che fanno parte della famiglia prescelta, quindi il destino di Giulia Colombo è la specializzazione in Costruzione di strumenti a fiato in legno. Ma la scuola è a numero chiuso e per entrare serve una certificazione di tedesco di livello B2: dopo cinque anni il tedesco è decisamente arrugginito, ma non è il momento di darsi per vinte. «Ho deciso di lanciarmi in questa cosa e sono partita per Stoccarda come ragazza alla pari per due mesi - racconta la ragazza - facevo la baby-sitter di giorno e frequentavo i corsi di lingua per stranieri la sera». 

E la fatica è stata ripagata: Giulia supera la certificazione, presenta tutti i documenti per la domanda di ammissione e viene invitata al test d'ingresso: uno dei quattro posti disponibili, a maggio, diventa suo. Mai più dolce fu iniziare, a settembre, la scuola: tre anni davanti a lei, circa il 70% delle lezioni sono in laboratorio dove gli studenti riparano e costruiscono strumenti - clarinetti, flauti dolci, chiver per sassofoni - ma anche lezioni teoriche di acustica, strumento, disegno tecnico e matematica, e una parte delle loro creazioni vengono commercializzate per autofinanziare l'istituto. 

Sono questi giovani artigiani della musica il futuro di aziende come Buffet-Crampon o Selmer, leader mondiali nella costruzione rispettivamente di clarinetti e di sassofoni, loro apriranno botteghe dove i migliori musicisti al mondo cercheranno modifiche e strumenti costruiti ad arte, e fra questi ci sarà anche Giulia Colombo che cammin facendo, nel suo tenace inseguimento della professione dei suoi sogni, ha imparato che «anche quando verrebbe da mollare, la cosa giusta da fare è lavorare nella direzione dei propri sogni, anche se è dura, perché poi la meta (che è poi solo l'inizio) ripaga di tutta la fatica, gli apparenti fallimenti e la frustrazione che si sono incontrati lungo il cammino».

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