Segnalavano gli autovelox in rete su WhatsApp: nei guai

Avevano messo in piedi un vero «servizio radar» su Whatsapp, che segnalava i controlli degli autovelox della Polizia Locale in gran parte del Bresciano, ma anche in Valsabbia e nel Chiese. Si ritrovano adesso nei guai fino al collo con la giustizia tanto da ammettere «ho fatto una grande cavolata senza rendermene conto». È questa - come riporta il Giornale di Brescia - la «confessione» di un trentenne di Vestone finito nei guai con la giustizia nei giorni scorsi, insieme ad un paio di amici (ma non è finita qui). I tre bresciani  erano gli «amministratori» di un gruppo che su WhatsApp segnalava a chi ne faceva parte la posizione di posti di blocco e pattuglie di carabinieri, vigili o poliziotti. Adesso rischiano di essere condannati per interruzione di pubblico servizio, ma ad altri utenti (quelli che «segnalavano via smartphone» la posizione dei controlli) potrebbe andare anche peggio e ritrovarsi con un’ accusa di favoreggiamento per reati ben più gravi.

Nei mesi scorsi la Polizia Locale del Chiese aveva messo in guardia, anche con annunci sul web, i possibili delatori. Ed infatti il fenomeno era dilagato oltre ogni limite: chi faceva parte del gruppo segnalava agli altri la posizione di un posto di blocco ed in tempo reale gli altri duecentoquaranta smartphone collegati segnalavano il «pericolo» e i loro proprietari erano avvisati.

Ma per la legge, chi faceva la segnalazione diventa complice. Ad interrompere il «giochetto» ci hanno pensato i carabinieri di Idro che nei giorni scorsi hanno fatto irruzione in casa dei tre sequestrando gli smartphone. E non si escludono ulteriori sviluppi.

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