L'allarme: «Nei boschi stravolti ci si può anche perdere»

di Stefania Povolo

La sessione forestale del distretto di Fiemme e Fassa, tenutasi nella sala consiliare del municipio di Cavalese venerdì mattina, è stata l’occasione per fare il punto sull’organizzazione degli eventi di recupero post uragano Vaia, che si è abbattuto sul Trentino Alto Adige a fine ottobre, per fare un bilancio sulla sicurezza e sullo stato delle strade forestali e per presentare i numeri della fauna per come è stata stimata pre e post evento meteorologico.

«Inutile ripetere che la calamità di cui siamo stati oggetto a cavallo di ottobre e novembre, è un evento per noi senza pari - ha esordito Bruno Crosignani, responsabile dell’ufficio forestale distrettuale di Cavalese - sia per tipologia di evento, paragonabile solo al 1894 e al 1966 nei nostri annali, sia per i danni boschivi, conseguenza dell’importante sviluppo boschivo conquistato negli ultimi decenni, che ora ci troviamo ad affrontare. Pochi i danni causati dall’acqua, molto più ingenti quelli dal vento, che a Lavazè ha raggiunto i 200 chilometri all’ora e che ha valso a Predazzo il triste primato di paese più colpito in tutto il trentino, appena prima di Grigno e di quasi tutti i paesi di Fiemme e Fassa».
Si è passati poi a parlare del Piano d’Azione Provinciale. «Un piano di progetto plastico e dinamico, che fa il punto della situazione attuale e che proprio oggi passerà in approvazione in giunta provinciale, ma che andrà necessariamente aggiornato ogni bimestre per mappare e rilevare le zone di intervento: vanno rilevate le risposte più idonee alla viabilità boschiva che viene via via liberata e le possibili nuove zone di deposito per il materiale, che secondo i calcoli potrebbe raggiungere una mole pari o superiore alla produzione di nove annualità in poco più di 3 anni».

Ribadita ancora una volta la necessità di fare la massima attenzione durante le visite o i lavori nei boschi che hanno subito schianti o mutamenti: «Gli stessi boscaioli professionisti segnalano l’estrema pericolosità nel calcolare le tensioni degli alberi, in questo pericoloso intreccio. Ecco perché anche ai singoli privati che vanno a far legna, raccomandiamo la massima cautela, privilegiando al massimo le zone non toccate da schianti. Anche per gli escursionisti, di cui ci sono già stati alcuni casi di smarrimento, attenzione all’estrema insidia del panorama reso irriconoscibile, al possibile movimento elastico delle piante e alla difficoltà di accesso di ancora molti sentieri boschivi. Probabilmente in futuro sarà necessario, in collaborazione con comuni e istituzioni territoriali, delimitare alcune zone in cui interdire davvero il passaggio».

Grande incertezza poi sulle sorti della fauna selvatica, presentata dall’ispettore Maurizio Poli: «Di fronte ai danni alla flora, la fauna è un problema secondario. Non è ancora chiaro infatti il numero degli animali selvatici danneggiati dal maltempo, anche se per la naturale cautela pare non vi siano numeri importanti. Diversa la questione della fauna ittica o degli uccelli acquatici, colpiti gravemente dalla piena improvvisa e dallo scarico del bacino di Stramentizzo. Altra questione importante è la presenza del lupo, che caratterizzerà sempre più gli interventi da qui in futuro: le sperimentazioni con i recinti elettrificati e con i cani da guardiania si sono rivelati efficaci, ma sicuramente non risolutivi. Va costruito un approccio continuo, che probabilmente andrà mutato al mutare delle strategie dei predatori».

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