Agricoltura «bio»: la Val di Fassa vince

La tre giorni bolognese di «AgriAcademy», il progetto di alta formazione ideato e sviluppato da Ismea in collaborazione con il Ministero delle Politiche Agricole, ha chiuso i battenti scegliendo il progetto vincitore: si tratta di «DolomiTeas», che nasce da un’idea di Nadia Laura Pitto della val di Fassa e che si è arricchita del contributo di altri 9 giovani innovatori del settore agrifood.

Il progetto si rivolge in primo luogo a chi visita le Dolomiti e si sviluppa con eventi ed esperienze in campo, come la raccolta delle erbe, che fidelizzano all’acquisto del prodotto sul sito, anche successivamente, una volta tornati a casa. In prospettiva l’idea è di creare una piattaforma che, connettendosi con i wearables (misuratori da polso), consente all’utente di costruire la sua preparazione galenica o erboristica su misura in base ai dati del proprio stato di salute.

Quella della imprenditrice fassana è una storia esemplare: aveva un posto fisso all’ufficio tecnico del Comune di Moena ma l’ha lasciato per amore della natura. Una decisione coraggiosa, che Nadia Pitto - 37enne di origini genovesi innamorata della Val di Fassa, che tre anni fa ha voltato le spalle alla scrivania per la coltivazione biologica di fiori e piante officinali - non ha preso a cuore leggero ma ha lasciato maturare nel tempo, con l’appoggio della famiglia.

Oggi il suo «ufficio» si trova a 1.350 metri di quota, a Vigo. È colorato e spazioso ma non ha né pareti, né lampadari e poltrone; non c’è nessun cartellino da timbrare se non quello che scandisce il passare delle stagioni. E soprattutto, è baciato dal sole in estate o protetto da una coltre di neve immacolata in inverno.

Menta, melissa, stella alpina, arnica, iperico, calendola, fiordaliso, monarda, camomilla, lippia, lavanda, achillea, altea, malva, issopo, timo, santoreggia, basilico di montagna, dragoncello, erba aglina, levistico, eonotera, finocchio, salvia, rosa canina, salvia melone, ribes nero: sono le piantine che Nadia, nella sua «Azienda agricola Fiores», coltiva con passione, attingendo dall’archivio della tradizione e facendo tesoro di quanto offerto dalla natura.

«Tutto è cominciato con l’orticello di casa, dove accanto alle piante officinali io e mio marito coltivavamo anche le erbe aromatiche - racconta - Un giorno, un po’ per passione, un po’ per gioco e curiosità, dopo averle essiccate, abbiamo provato a sperimentare alcune miscelazioni, per ricavarne delle tisane ad uso casalingo, proprio come faceva mia nonna. La cosa è riuscita: abbiamo allora deciso di ampliare le nostre vedute e di approfondire le usanze dei nostri avi, che si curavano con le erbe mediche. Visto che il prodotto piaceva e che con l’arrivo del terzo figlio sarebbe stato difficile conciliare lavoro, agricoltura e famiglia, ho deciso di lasciare l’ufficio e dedicarmi alla coltura biologica delle piante officinali».

Messa da parte la laurea in architettura, Nadia ha iniziato a seguire i corsi promossi dall’Istituto di San Michele e a muovere i primi passi in un mondo quasi magico, ottenendo la certificazione biologica europea.

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