Cavalese, in Comune continua la bagarre Le minoranze: "La giunta si deve dimettere"

L’invito al sindaco e alla giunta comunale a dimettersi dall’incarico «per palese inefficienza amministrativa», dopo la recente condanna della Corte dei Conti (l’Adige del 28 settembre), e l’intenzione di presentare un eventuale ricorso (fatti gli opportuni approfondimenti) a proposito del recente risultato del referendum sul progetto del teatro.
Sono stati questi ieri mattina, gli argomenti al centro della conferenza stampa convocata dai consiglieri comunali di minoranza Beppe Pontrelli, Franco Corso e Bruna Dalpalù, alla presenza, presso il Bar Corona, di alcuni candidati consiglieri alle prossime provinciali (la stessa Dal Palù, Alex Marini, Rosa Rizzi e Manuela Bottamedi) e di un gruppo di cittadini. 
E’ stato lo stesso Pontrelli a chiarire i motivi dell’iniziativa, legati soprattutto alla recente decisione della Corte dei Conti di condannare la giunta e il segretario comunale al pagamento di circa 10.000 euro (comprese le spese di giudizio) per un incarico esterno ritenuto illegittimo.
La vicenda faceva parte di una serie di segnalazioni, almeno una decina, compresa quella riguardante l’incarico al geometra Franco Ceol, per il quale invece (l’Adige di ieri) la giunta è stata assolta, presentate il 12 ottobre 2016, relativamente ad altrettanti casi configurati come «uso indebito di denaro pubblico per incarichi professionali attribuiti a tecnici esterni, invece di far svolgere i medesimi a ben cinque geometri in forza all’Ufficio Tecnico comunale».
Una iniziativa avviata dopo che era stata giudicata priva di motivazioni e del tutto insufficiente la risposta data dall’assessore ai lavori pubblici Silvano Seber ad una interpellanza del 31 maggio 2016, presentata sempre da Pontrelli, Dal Palù e Corso sui medesimi argomenti.
«La sentenza della Corte dei Conti è stata depositata il 21 settembre - ha sottolineato Pontrelli - mentre il comunicato della giunta, che parlava di pericolo di crisi a causa delle denunce della minoranza, è del 26, quindi quando sapeva perfettamente che c’era stata una condanna. Evidentemente cercavano uno scudo per difendersi, partendo dal presupposto che non è importante quello che viene fatto ma quello che dicono. In attesa di essere chiamata a controdedurre sull’accusa, la giunta ha continuato tranquillamente sulla sua strada e solamente nel maggio 2017, quando è stata convocata, questo andazzo si è interrotto. Va precisato che il nostro intento non è mai stato quello di pugnalare alla schiena la maggioranza, ma di invitarla a confrontarsi come vuole la legge, mentre, al contrario, a qualsiasi nostra iniziativa hanno sempre risposto come hanno voluto. Per questo, ad un certo momento, abbiamo deciso di rivolgerci al’autorità competente. E la Corte dei Conti, nella sentenza del 21 settembre, ha richiamato la legge provinciale del 1993 n. 26 per ribadire che «le Amministrazioni Trentine, nell’espletamento delle funzioni che loro spettano, debbano avvalersi, in via prioritaria, del personale tecnico al proprio servizio» e come «la condotta dei componenti della Giunta comunale e del segretario sia stata gravemente lesiva degli obblighi di servizio, contrastando non solo con la normativa in materia di conferimento di incarichi esterni, ma anche con i principi di efficienza, efficacia ed economicità dell’organizzazione amministrativa».
L’avvocato  ha poi bollato la giunta in carica come «incapace di ammettere per una volta di aver sbagliato, in un consiglio dove parla la sola minoranza, mentre la maggioranza tace e soltanto la giunta si ritiene libera di decidere come e che cosa fare. Ci si lamenta che, per certi incarichi, non ci sono sufficienti competenze, mentre è notorio che proprio loro hanno escluso dai bandi gli ingegneri e gli architetti, in modo da poter dare il contentino ad ex, persone prive di questi titoli, partecipi delle loro fortune elettorali. Ma da loro non è mai arrivata alcuna ammissione di responsabilità». Di qui la richiesta di dimissioni.

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