La denuncia di un apicoltore: «Qualcuno avvelena i campi»

A distanza di pochi mesi dalle polemiche di Bellamonte, ritorna in valle di Fiemme, e specialmente a Predazzo, l’allarme per la distribuzione dei liquami sui prati, aggravata dall’utilizzo di diserbanti che provocano la eliminazione dei fiori spontanei e creano gravissimi problemi di inquinamento, a scapito anche della produzione lattiero casearia. Lo ribadisce in una lettera particolarmente dura, inviata ai sindaci di Predazzo, Ziano, Panchià, Tesero e Cavalese, l’apicoltore di Predazzo Vincenzo «Vincent» Guadagnini , da sempre particolarmente attento al problema e promotore anche di numerose iniziative di tutela del territorio e del mondo apistico.
«Come documentato nelle fotografie consegnate ad ognuno di voi» scrive, producendo anche una articolata documentazione «si vuole evidenziare come, nonostante tutte le affermazioni attinenti alla salvaguardia dell’ecosistema ambientale, la cura e la gestione dello stesso siano assai latitanti. Viene tanto decantata la nostra “Valle verde”, l’incontaminato territorio, le eccellenze gastronomiche (quelle agricole in particolare), dimenticando, o non volendo vedere, l’esistenza di aziende agricole (senza specificare quali ndr) che avvelenano lo stesso territorio, non solo con l’eccesso abnorme di liquami ma, da un paio d’anni questa parte, anche con il diserbante, riversato ad ogni primavera nei prati, con l’intendimento di estirpare la proliferazione dell’Antriscus silvestris (ciovìta in dialetto), uccidendo, con simile fare, anche altri fiori spontanei come il tarassaco e andando ad inquinare il territorio e le falde acquifere».
In valle, ricorda ancora Guadagnini «abbiamo una produzione di formaggio Dop decantata da vari estimatori, ignari che il foraggio trattato come sopra descritto, viene usato per l’alimentazione di vacche, il cui latte andrà poi a confluire nei caseifici di produzione. Prima che il caso arrivi alla stampa o a Report, invito le autorità competenti ad esaminare il caso onde indurre quanti agiscono in sì sconsiderato modo a cambiare atteggiamento, prima di provocare un danno irreversibile all’economia lattiero casearia di tutto il territorio. Mi è noto che non solo a Predazzo esiste questo malcostume ma pure per il resto della valle. Facendomi portavoce di quanti, ignari della cosa ma che sento comunque idealmente vicini e su tale lunghezza d’onda - conclude l’apicoltore - auspico che le Signorie vostre operino attivamente per il risolvimento di questa causa». La lettera porta la data del 12 giugno.
Tra le foto allegate, un chiaro esempio di prati trattati alla periferia sud di Predazzo in modo diverso: da una parte i fiori, dall’altra gli effetti dello spargimento di diserbanti.

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