Schianto al Ciampac: una condanna Assolti i vertici della società La spa deve pagare sanzione di 25.800

Si chiude a distanza di oltre cinque anni dal fatto il processo per l'incidente alla funivia del Ciampac in cui rimasero feriti sette operai. Ieri, a conclusione di un lungo e combattuto dibattimento, il giudice Marco La Ganga ha condannato a 2 mesi di reclusione (con il beneficio della sospensione condizionale) il solo Mauro Naletto (responsabile tecnico dell'impianto). L'imputato è stato condannato solo per le lesioni subite da quattro dei sette operai feriti; per altri tre Naletto è stato prosciolto per mancanza di querela.

Sono stati assolti invece con la formula più ampia Paolo Cappadozzi (vicepresidente e legale rappresentante della Funivia Ciampac) e Giovanni Quaglio (responsabile della sicurezza). Funivia Ciampac e Contrin spa è stata condannata a pagare una sanzione di 25.800 euro in base alla legge 231 sulla responsabilità amministrativa delle società. Il giudice la Ganga ha di fatto accolto le richieste della pm Licia Scagliarini che, a conclusione di un'arringa durata quasi due ore, aveva chiesto la condanna del solo Naletto (6 mesi) e della società impiantistica.

Il procedimento penale si era spaccato in due. Nel marzo del 2015 Armando Dagai - manovratore della funivia del Ciampac ai comandi quando la cabina andò a sbattere contro la stazione - patteggiò 10 mesi di reclusione per lesioni colpose aggravate. Una pena tutto sommato contenuta a cui la difesa, sostenuta dall'avvocato Nicola Stolfi, arrivò facendo cadere il reato più grave, cioè l'accusa di disastro (la difesa dimostrò che non ci fu mai pericolo di caduta al suolo della cabina), e grazie agli sconti per il rito abbreviato e per il risarcito danno.

L'incidente era successo tra le 8 e le 8.10 circa dell'11 ottobre 2012. Come tutti i giorni, una squadra di operai stava salendo dai 1.500 metri della stazione a valle, tra Alba e Penìa, ai 2.160 della stazione a monte. Ma mentre la cabina stava per raggiungere la stazione a monte, anziché rallentare fino a fermarsi, aveva proseguito la sua corsa, andando a sbattere contro la parete in cemento della stazione. Rimasero feriti sette operai (già da tempo tutti risarciti): le prognosi si collocavano tra i 27 e i 72 giorni di chi aveva subito le lesioni più gravi.

Il processo è stato combattuto a colpi di consulenze e perizie tecniche. Il problema era spiegare come mai la funivia si fermò a pochi metri dalla stazione per poi ripartire ad una velocità, circa 10 metri al secondo, molto superiore a quella prevista di 2 metri al secondo.

Risolutiva doveva essere la perizia affidata dal giudice all'ingegner Giulietta di Torino. Le conclusioni della perizia, che rilevava la presenza di penalizzazioni non previste dal manuale d'uso, secondo l'avvocato Stolfi dimostrano l'estraneità della società Ciampac e Contrin a qualsiasi responsabilità nell'incidente, anche alla luce di una corretta e costante manutenzione dell'impianto riconosciuta anche dal perito. Il giudice però non è arrivato alle stesse conclusioni. Assai probabile è un secondo «round» in appello. La vicenda, insomma, potrebbe non essere ancora conclusa.

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