Dolomititerapia: la montagna mi allena

 “La montagna è luogo di sport, ma anche di contemplazione, di benessere e di attività fisica. Nel caso di pazienti con Fibrosi Cistica l’abbattimento dell’umidità, un giusto livello di ossigeno, ma anche la necessità di un continuo lavoro di fisioterapia e attività fisica per mantenere in salute i polmoni sono aspetti veramente determinanti per il benessere all’interno di questa malattia cronica” Sono questi alcuni dei motivi, spiegati dal professor Ermanno Baldo, che la Fondazione Fibrosi Cistica ha trattato all’interno del convegno “Dolomititerapia: la montagna mi allena” per migliorare e incrementare la sinergia per quanto riguarda l’approccio alla terapia, ma anche il supporto all’esercizio fisico in alta montagna. Una due giorni di convegni, moderati dal giornalista Rocco Cerone che ha voluto provocatoriamente aprire l’appuntamento sabato pomeriggio ricordando due delle difficoltà che caratterizzano l’approccio alla Fibrosi Cistica nel territorio trentino: “Va ricordato che in questo momento il centro di Supporto per la Fibrosi Cistica di Rovereto, punto di riferimento trentino, si trova senza coordinatore, e siamo in attesa di un sostituto del professor Baldo che ha lasciato il posto di primariato per andare in pensione, ma non è ancora stato sostituito. Altro aspetto che mi auguro venga trattato in questo incontro, è la modalità differente nel conteggio della percentuale di disabilità in trentino per questa malattia, con modalità anomale e differenti da quelle nazionali: un aspetto quanto meno bizzarro, che esula dal tema delle due giornate ma che va affrontato in un’ottica globale” E parlando di approccio globale alla Fibrosi cistica, va evidenziato il ricco lavoro a 360° su quello che è la prevenzione, la terapia e la gestione degli aspetti sanitari e sociali della malattia. In questa due giorni, in conclusione domenica nel tardo pomeriggio con un tavolo di confronto, si è parlato di fisiologia medica, ma anche del ruolo degli accompagnatori di territorio e delle guide alpine, delle tipologie di allenamento e di interazione che può avere l’alta quota nella gestione della malattia, a cui si collegano l’associazione Medicina in alta quota, l’associazione Sportabili Onlus e il centro di addestramento alpino della polizia di stato, che hanno fatto da padroni di casa e che, dalle parole della portavoce Claudia Cristofoletti “Ci auguriamo di poter avviare da questo appuntamento di confronto, una collaborazione più ampia, offrendo la nostra professionalità e competenza nel ruolo di guide alpine e operatori atti a garantire la sicurezza in montagna in modo ancor più attento e focalizzato su quello che riguarda il supporto a questo tipo di patologia cronica”.

comments powered by Disqus