Passi chiusi Rifugisti polemici

di Francesca Degasper

Come tutto e tutti, anche il turismo è cambiato. Aria e acqua fresca, prati verdi, baite e picchi non sono più sufficienti per vendere.
Lo ribadisce in diversi punti del suo discorso Fausto Lorenz, presidente dell’Apt Val di Fassa e pure uno studio per il quale è stata incaricata Trentino School of Management. L’assemblea dell’Azienda per il turismo, svoltasi a Moena lunedì pomeriggio, ha mostrato però quanto questo sia difficile, conti e interessi non vanno in automatico assieme a sperimentazioni e innovazioni. L’assessore provinciale al turismo Michele Dallapiccola esorta i soci (130 presenti in sala) - «inventate e sperimentate» - ma poi per cercare un terreno conciliatore rassicura anche: «non si è mai visto nessuno essere lasciato solo dalla Provincia in caso di problemi».

Perché, c’era da scommetterci, l’assemblea si è accesa nella sua seconda parte, al termine dell’esposizione da parte del direttore Andrea Weiss di «Dolomites Vives»: i nove mercoledì, dal 5 luglio al 30 agosto, di chiusura della strada del Passo Sella. Un accordo tra le due Province autonome e poi un tavolo di lavoro che ha elaborato una progetto, o meglio un prodotto.
Un’oasi a 2000 e passa metri di quota, la possibilità di guardare, di camminare, di meravigliarsi di fronte ad uno spettacolo reso ancor più grande dalla mancanza dei motori, dai loro scarichi e dal loro fastidioso rumore. Oltre a ciò, cucina stellata, musica e personaggi famosi.

«Un progetto che al Passo Sella vuole portare gente, ma in modo diverso». Con mezzi elettrici, con gli impianti o con la bicicletta. Qualcosa di nuovo, qualcosa di diverso, qualcosa che rimbalzi sui social per giorni e giorni, qualcosa che diversifica l’offerta bisognosa di news. Alle aziende dei Passi però non piace. Bruna Talmon con passo deciso si dirige verso il palco e agguanta il microfono per parlare di Christomannos, della «Mere del Pordoi» e di Tita Piaz, pionieri del turismo, grandi imprenditori. Certo, ma cento e più anni fa. In un contesto economico, sociale e ambientale di cui oggi non esiste più traccia.

A lei segue Osvaldo Finazzer che considera il progetto «una scelta strategica azzardata che porterà danni, ci sentiamo ignorati così come ignorato è il turismo itinerante». Perché è vero che i pullman di giapponesi piuttosto che di tedeschi che fanno il giro dei pasi dolomitici sbarcano in cinquanta al colpo, riempiendo ristoranti, bar e negozietti.
«Comprendo lo sfogo», dice Lorenz e continua Weiss: «È un nuovo modello di proporre le Dolomiti; siamo sicuri che quello proposto fino ad ora sarà vincente anche per il futuro»?

La diatriba tutt’altro che conclusa ha portato dopo tre ore alla conclusione dell’assemblea, preceduta, nella parte più istituzionale delle lettura del bilancio, 108.970 euro di utile, ma soprattutto dall’esposizione del bilancio commerciale, ovvero le cifre che snocciolate si traducono nel vero lavoro di una Azienda di promozione turistica. L’inverno appena concluso con un - 4,11% di presenze rispetto all’anno precedente, analizzato con il trend degli ultimi cinque anni, perde la negatività. Rimane l’Italia il maggiore mercato e tra i Paesi stranieri la Germania seguita a breve distanza dalla Polonia. La necessità di rispondere ad un turismo che non si può più dire «tradizionale» emerge anche dai dati di accesso al portale (-7%) delle richieste di alloggio arrivate via e-mail (- 10%).

«Sia la vacanza sia estiva che invernale ha assunto caratteristiche diverse da quelle storiche. È fondamentale riuscire a leggere i cambiamenti e rispondere in maniera efficace» È questo l’impegno del presidente Fausto Lorenz e dell’intero cda dell’Azienda per il turismo.

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