Arrivata una pianta pericolosa per la salute

In Val di Fiemme e in Val di Fassa, è giunto un nuovo e sgradito ospite: si tratta dell’Heracleum Mantegazzianum, più comunemente conosciuto come pànace di Mantegazzi, pianta dagli effetti urticanti, la cui diffusione in Europa costituisce un pericolo per la salute umana.

A lanciare l’allarme è il dottor Tullio Manzinello, dell’Ufficio distrettuale forestale di Cavalese, preoccupato dall’avvistamento di alcune piante di pànace nella propria zona di competenza: lungo il rio Val dei Piani; a lato della strada in Val di Piera; alla base della rampa stradale, in località La Pozza, tra Bellamonte e Paneveggio; nella parte alta del centro abitato di Bellamonte e in pieno centro a Campitello.

Sembra proprio che in queste zone si stia avverando la profezia lanciata dai Genesis nel brano musicale dal titolo «The return of the Giant Hogweed» contenuto nell’album «Nursery crime» del 1971, dove raccontano di una pianta erbacea, capace di propagarsi a dismisura, tramando vendetta contro la razza umana, colpevole di averla strappata dalla sua terra di origine. Quello descritto dalla storica band britannica degli anni ‘70 è proprio il pànace di Mantegazzi, pianta di origine caucasica, introdotta in Europa nel XIX secolo a fini ornamentali, il cui nome è un omaggio dei botanici Levier e Sommier al loro amico antropologo Paolo Mantegazza. Dal 1950, a partire dai giardini privati, la pianta si è presto diffusa ed inselvatichita. Nella regione di origine, il panace di Mantegazzi cresce solo in montagna, mentre fuori dalla sua area naturale è presente anche in pianura, lungo i margini forestali e le rive dei corsi d’acqua e dei laghi, ai bordi dei sentieri, nei terreni ruderali e incolti, tendendo a formare comunità dense, a scapito della flora locale. La sua rapida diffusione è da attribuire all’ottima capacità di autoimpollinazione, che le consente di colonizzare aree relativamente ampie a partire da un singolo individuo.

La specie è perenne, appartenente alla famiglia delle Apiaceae (o Umbrelliferae), presenta fusti vigorosi cavi, spesso macchiati di rosso, che raggiungono grandi dimensioni (fino a 5 metri di altezza) e può vivere molti anni (anche 12 in determinate condizioni). Le foglie sono grandi alcune decine di centimetri, si presentano profondamente incise, con margine dentellato, di colore verde chiaro brillante, talvolta tendenti al giallo, mentre i fiori sono organizzati in strutture ombrelliformi, di colore bianco.

L’Heracleum è considerata una specie molto invasiva, tanto da essere inserita nella lista di organismi vietati. Oltre ai problemi ecologici, la pianta rappresenta, come detto, un serio pericolo per la salute umana. La sua linfa contiene infatti diverse molecole fototosensibili che a contatto con la pelle e in combinazione con le radiazioni ultraviolette (esposizione al sole) provocano reazioni allergiche a livello cutaneo, che si presentano sottoforma di arrossamenti, vesciche e bolle, mentre il contatto con gli occhi può causare cecità temporanea o permanente. La reazione fototossica può essere attivata dalle radiazioni ultraviolette solo 15 minuti dopo il contatto, con un picco di sensibilità che può essere raggiunto tra i 30 minuti e le 2 ore. Circa una settimana dopo il contatto, nell’area interessata, avviene una iperpigmentazione, che può durare anche alcuni mesi, mentre la pelle colpita può rimanere sensibile ai raggi ultravioletti per anni.

È importante che le piante non vengano toccate a mani nude, o che comunque non vengano a contatto con la pelle e gli occhi. Le persone più a rischio sono coloro che possono venire in contatto con la pianta per lavoro e i bambini. In tal caso è necessario lavare la parte interessata con acqua, sottrarla alla luce solare per almeno 48 ore, e contattare immediatamente il medico.
Da parte sua, l’Ufficio distrettuale forestale di Cavalese sta tenendo sotto controllo la situazione ed è già intervenuto, laddove la zona è accessibile, per eliminare queste piante di pànace, anche se bisogna aspettare la ripresa vegetativa per valutare il grado di efficacia del lavoro. Sono comunque di grande aiuto tutte le segnalazioni (Stazione forestale di Cavalese 0462241550, Stazione forestale di Predazzo 0462501134, Stazione forestale di Pozza di Fassa 0462763146, Ufficio distrettuale forestale di Cavalese 0462241510) riguardanti la presenza, soprattutto se si tratta di zone poco visibili e lontane dal bosco.

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