Dro, quando i profughi eravamo noi

di Daniele Ferrari

Cent’anni di storia, ricordi ed emozioni ed un rinnovato appello alla pace, alla tolleranza e alla convivenza tra popoli e cultura europee.
Valori che hanno ispirato  a Dro la cerimonia che, grazie all’impegno di ricerca e memoria avviato al «Comitato pro chiesa S. Antonio» (il progetto «Memoria 2.0»), ha permesso di rivivere la pagina di storia locale che tra il 1915 ed il 1918 portò tante famiglie di Dro, Drena, Ceniga e Pietramurata a trascorrere alcuni anni come profughi ed esiliati nel villaggio austriaco di Braunau (60 km a nord di Salisburgo), lontane dal fronte della Grande Guerra, ma anche dalla loro terra.
Alla presenza dei sindaci di Dro Vittorio Fravezzi e Drena Tarcisio Michelotti, è stato in particolare il presidente del «Comitato S. Antonio» Sebastiano Matteotti ad illustrare l’ampio lavoro di ricerca storica e fotografica avviato già una ventina d’anni fa dal circolo oratorio Dro con una prima vista a Braunau, guidata dalla maestra Paolina Leoni e da don Luigi Amadori, e condotto ora con gli esperti locali Michele Liboni, Mariarosa Rizzonelli e dall’assessora alla cultura di Dro Marina Malacarne.
Un viaggio nella memoria che ha portato molte famiglie locali a donare documenti, foto e anche tratti di binario della ferrovia militare che collegava Sarche ad Arco (a Dro c’era l’ospedale militare), ricordando i «tristi giorni di Braunau» con una targa ricordo e una mostra fotografica (con oltre 50 gigantografie) allestita lungo la pista ciclabile che collega la chiesa di S. Antonio, le medie e le scuole elementari di piazza Repubblica a Dro.
«Il 14 ottobre è la giornata che la Provincia di Trento, con un’apposita legge, ha voluto dedicare al ricordo delle vittime ed ai Caduti trentini nella Grande Guerra - ha esordito Sebastiano Matteotti - il nostro ricordo va quindi anche ai tanti compaesani che hanno trascorso lunghi anni nella “città di legno” di Braunau, dove furono ospitati migliaia di trentini alla scoppio della guerra con l’Italia».
Dopo il discorso delle autorità e alcuni significativi brani suonati delle bande di Dro-Ceniga e Pietramurata unite assieme («Sui Monti Carpazzi», «Katzenau» e «Inno al Trentino») è stato Michele Liboni a spiegare significato e valore della nuova targa. «Sullo sfondo è proposto il paesaggio locale (il Monte Casale e le Marocche), ma in primo piano emergono volti di uomini, donne, sacerdoti e soldati che hanno animato la vita nel campo di Braunau - ha precisato Liboni - i bambini portano in mano tanti fiori gialli, anelito di speranza, ma il terreno rimane arido e simbolo di fatica, con il simbolo della pace (una colomba) che vola in alto lontano: una meta da costruire e raggiungere assieme».
La «giornata del ricordo» è stata conclusa dalla messa celebrata dal parroco don Stefano Anzelini nella chiesa di S. Antonio, ispirata alla pace, mentre in piazza Repubblica la comunità di Dro ha potuto festeggiare il squillante ritorno delle campane della parrocchiale, dopo un lungo lavoro di restauro.

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