Sonia, neo architetto in Siria La sfida della ricostruzione

di Roberto Vivaldelli

Sonia Zucchelli è un architetto di Tenno, da poco laureatasi al corso magistrale di «Architettura e culture del progetto» presso l'Università Iuav di Venezia, con una tesi molto peculiare e di strettissima attualità.
Il titolo del suo lavoro, infatti, è «La Siria dopo la guerra. Ricostruzione di villaggi, progetto sostenibile per Jrajeer e Al jobeh (governatorato di Damasco)», un progetto ambizioso che mette al centro la ricostruzione di alcuni villaggi siriani, situati nei pressi della capitale.

Un’idea che nasce dalla volontà di ridare speranza a un paese devastato da sette lunghi anni di guerra per procura, e che sembra non voler finire, alla luce delle ultime notizie. L’abbiamo raggiunta per porle alcune domande sul suo lavoro.

Quando è maturata l’idea di dedicare la tua tesi di laurea alla ricostruzione della Siria?

«L’idea è maturata quando ho iniziato ad appassionarmi di geopolitica e date le prove che collegavano i devastanti conflitti alla carenza di acqua, ho concluso che il cambiamento climatico e la disponibilità di acqua dolce hanno avuto un ruolo diretto nel declino delle condizioni economiche della Siria, che alla fine sono degenerate nella guerra attuale».

Quali contatti avete preso in questo periodo è come si è sviluppato il progetto?

«Negli ultimi 10 anni la riserva generale di acqua dolce è diminuita di oltre 22 miliardi di metri cubi, a causa delle ridotte precipitazioni e delle politiche di gestione idrica. A partire dal 2006, la siccità ha spinto i contadini siriani a migrare verso i centri urbani, aumentando la pressione urbana e le tensioni sociali. Sulla base di questa nozione, abbiamo deciso di sviluppare nuove strategie volte a ridurre i conflitti legati all’acqua, riducendo la pressione sull’acqua come un bene strategico. Per raggiungere questo risultato, abbiamo suggerito un servizio di approvvigionamento idrico migliorato, basato su una gestione ben organizzata e sulla condivisione delle risorse idriche. Pertanto, non appena questo sistema entra nel villaggio, costituirà un fattore scatenante per il ripopolamento e la ricostruzione. Il progetto di tesi è stato una prosecuzione delle tre settimane di workshop alle quali ho partecipato, organizzate dalla mia università e concentrate per la prima volta su un unico tema: la Siria e la ricostruzione. Durante queste settimane abbiamo avuto la possibilità di confrontarci con studenti di architettura siriani e architetti internazionali oltre che con il presidente della Banca Mondiale».

Ci sono possibilità che il progetto si concretizzi? Che cosa ti aspetti ora?

Non confido che il nostro progetto si realizzi, ma sono certa sia servito come stimoli per successive discussioni, per futuri approcci al tema. Il nostro è un modello strategico efficace, che prevede una ricostruzione partecipata, rapida e dal basso. Ora mi aspetto di avere la possibilità di visitare la Siria.

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