Alina, la famiglia chiede la verità sulla morte

Bisognerà attendere l’esito degli esami tossicologici per avere un quadro più preciso e attendibile delle cause che hanno portato alla tragica morte di Alina Amelina, la ragazza di 22 anni di origine ucraina ma residente da tempo con la famiglia a Riva del Garda in via Fornasetta deceduta nel sonno tra venerdì e sabato scorsi mentre si trovava a casa di un amico, nella frazione di Massone di Arco.

Ieri si è svolta l’autopsia, effettuata dalla dottoressa Federica Bortolotti, anatomopatologa di Verona incaricata dal sostituto procuratore della Repubblica Fabrizio De Angelis, ma come da prassi la consulente del pm si è presa i canonici 60 giorni per depositare le conclusioni dei suoi accertamenti, in attesa appunto di avere a disposizione anche gli esami tossicologici.

L’autopsia non ha comunque evidenziato la presenza di patologie pregresse o sconosciute che possono aver causato la morte improvvisa della ragazza, così come, almeno a prima vista e dai primi accertamenti, non vi sarebbero elementi che potrebbero far pensare all’assunzione di sostanze stupefacenti.

Nel frattempo la famiglia di Alina, pur distrutta dal dolore (la mamma ha 43 anni, il papà 44 e la nonna 62), si è affidata ad un legale di fiducia, l’avvocato Anna Fedrigotti di Ledro, ma non ha comunque ritenuto di dover nominare un consulente di parte. I genitori e la nonna di Alina chiedono che venga fatto di tutto per arrivare alla verità, per spiegare la morte improvvisa di una ragazza di 22 anni.

In giornata la salma di Alina verrà composta nella camera ardente al cimitero del Grez. I funerali sono in programma domani alle 11 nella chiesa di S. Maria Assunta a Riva.

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