Dro Drena, voto sulla fusione Ecco le voci pro e contro

Domani (domenica 22 maggio) si vota a Dro e a Drena dalle 8 alle 21.

Lo spoglio a seguire. Per il quorum è necessario che vadano a votare il 40% + 1 degli elettori.

I cittadini sono chiamati alle urne, al referendum per dire se sono favorevoli o contrari alla fusione tra i due comuni.
Ecco alcune opinioni al riguardo. Alcune perplessità le solleva l’ex sindaco di Dro Gianni Benuzzi: «Ho qualche dubbio sulla bontà della fusione, che a me sembra un’annessione. Se per Dro non ci saranno problemi, a Drena, a mio avviso, c’è una certa sofferenza perché si va a perdere l’identità del paese. Fusioni così distruggono l’anima di tanti piccoli comuni indipendenti. E non basta inventare un pro-sindaco e dei consultori per ovviare al senso di mancanza.

Qui non siamo in pianura padana, facendo così si smantellano le comunità. Si deve pensare a un consiglio comunale dove Drena sia rappresentata per statuto; e pensare anche ai rapporti con Pietramurata che ha tre volte gli abitanti di Drena. Ricordo che già negli anni ‘70 si raccolsero firme a Pietramurata per staccarsi da Dro. Se Tarcisio Michelotti ci fosse venuto dietro nel 2001 avremmo incassato per 10 anni un sacco di soldi dalla Regione per il processo di unificazione come è avvenuto per i comuni della valle di Ledro. Ma non c’erano obblighi che ci sono adesso. Ora è la Provincia a mettere i comuni piccoli come Drena di fronte alla scelta obbligata: o vi attaccate a Dro o vi tolgo i soldi».

Il presidente dell’azienda di servizi alla persona «Città di Riva», Lucio Matteotti, già vicesindaco di Dro, trova «scontata la fusione. Io sarei per un comune unico nell’Alto Garda, i tempi sarebbero maturi, figuriamoci per quella tra Dro e Drena. Non capisco perché non sia stata fatta 6 o 7 anni fa. Vent’anni fa non era nelle cose ma io l’avrei fatta. Il comune unico non incide sul tessuto sociale, Drena rimarrà sempre comunità e manterrà la sua identità di comunità locale; forse per Dro è più facile ma a Drena non verranno portate via né la banda né il castello. Mi fa ridere però il nome “Dro Drena” perché se penso al forte senso di comunità di Pietramurata allora si dovrebbero inserire anche Pietramurata e Ceniga nel nome».

Laura De Donno, dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo di Dro dichiara sul sito del comune: «Vedo positivamente il progetto perché nasce sia dall’obiettivo di ottimizzare risorse servizi, sia per portare avanti il confronto per fare una comunità più ampia».
Per il comandante dei vigili del fuoco di Drena, Walter Rosà, la fusione «chiude un capitolo importante per la storia di Drena, un atto dovuto, imposto dalla Provincia, che credo però sia positivo. Per quanto riguarda i vigili del fuoco, il nostro corpo resta delegato al territorio e alla comunità e noi continueremo il nostro presidio con la nostra caserma e nostri mezzi. Questo ci è stato garantito dall’amministrazione; come a Ledro dove le sei caserme sono rimaste operative».

Per Walter Bortolotti sindaco di Drena dal 2010 al 2015 la fusione «è un passo obbligato: la Provincia non vuole prendere decisioni direttamente e le fa prendere alle amministrazioni, facendo balenare le decurtazioni sull’ordinario. Quando ero sindaco pensavamo di poter continuare con gestione associata dei servizi. Ma la Provincia a fine 2015 ha compiuto un’accelerazione pazzesca e il sindaco Michelotti non che può che prenderne atto. Negli anni 1954-55 mio padre lavorò per ridare indipendenza a Drena associata di forza durante il Fascio a Dro... un po’ mi spiace: sembra quasi di non tenere conto di quanto fatto con grandi sforzi in passato».
Originario di Bolzano, il cantante Nick Casciaro da nove anni abita a Drena. «Io non ci vedo nulla di male perché ci dividono 300 metri di dislivello. Forse è un fattore importante per qualcuno della vecchia generazione. Il tenore di vita non cambierà. Io vedo sempre il lato postitvo: due comuni assieme possono farsi forza, visto i momenti difficili in Italia e Europa. Si uniscono le forze e ci si conosce meglio; è un’occasione per gemellare due paesi che già sono vicini e già collaborano».

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Le fusioni tra comuni non devono fare dimenticare le caratteristiche culturali ed identitarie delle comunità originarie. Alla vigilia del referendum confermativo dell’iter di fusione tra Dro e Drena (si vota domenica dalle 8 alle 21) interviene Alberto Sommadossi ex-assessore comunale di Dro e presidente del «Circolo Gaismayr» di Trento. «Sono chiare le opportunità su economie di scala, qualità dei servizi, capacità di investimento che le fusioni portano con sé - spiega in un’articolata nota Alberto Sommadossi - meno precisi appaiono gli scenari futuri nei quali si giocheranno le sorti delle varie comunità coinvolte, sul piano della loro tenuta identitaria. Ogni paese è portatore di un bagaglio culturale, sociale e simbolico che non deve andare perso: associazioni e tradizioni, diritti comunitari e beni collettivi sono dei cittadini e non proprietà comunali».

Sommadossi ricorda le oltre 200 «Carte di Regola» elaborate nei secoli in Trentino, il patrimonio toponomastico messo a rischio dalla globalizzazione e le origini di molti centri. Così Pietramurata è l’unione dei vari masi sparsi di Masetto, Mas Marocc, Mas al Piam in seguito alle storiche bonifiche della piana del Sarca nel 1400. «Si deve individuare nel prossimo statuto comunale un elemento di visibilità di queste realtà - spiega Sommadossi - affinchè lo statuto non sia solo uno strumento politico ma un “luogo comunitario” per far emergere esigenze, allarmi e proposte dei vari paesi».

Partendo dalla «Magnifica Comunità» che sin dal 1300 univa le famiglie di Dro e Ceniga, potrebbe nascere un percorso partecipato e democratico da condividere con Drena e Pietramurata. «Una realtà per dare nuovo senso alla fusione, individuando ragioni più profonde, identitarie e progettuali - conclude Sommadossi - “Magnifica Comunità di Dro e Drena” riassume nel nome un intento condiviso per continuare tale percorso, arricchendolo e salvaguardando la storia d’autogoverno e autonomia della  collettività».

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