Volley, Luca Vettori «Guiderò la Diatec»

di Maurilio Barozzi

La pallavolo è uno sport abbastanza strano. Se sei un giocatore top level - un nazionale - rischi di avere solo una settimana libera in tutto l’anno, pressato per tutte le altre da allenamenti, viaggi, partite. Se giochi in un club che non arriva ai playoff, ti puoi trastullare grosso modo da aprile a settembre. In mezzo a queste due categorie di giocatori, da quest’anno, trova un posto a sé stante Luca Vettori, opposto della Diatec Trentino. Ha rinunciato agli impegni in Nazionale ed ha deciso di prendersi un’estate lontana dalla pallavolo, la prima dopo diversi anni.

Una decisione sui generis, quella di prenderti un paio di mesi sabbatici. Ha a che vedere con una stagione, quella passata, non in linea con le tue aspettative?

«No. Erano troppi anni che non dedicavo un po’ di tempo a me stesso. Sentivo che corpo e mente ne avevano bisogno e mi sono reso conto che questo era il momento. Il Mondiale è certo una manifestazione importante, ma non potevo rimandare ancora. Ne ho approfittato per sviluppare le mie manualità nell’artigianato, in cucina, in piccole cose alle quali troppo spesso non presto attenzione, sempre immerso nel frenetico mondo della pallavolo. Ma la scorsa stagione non c’entra».

Inevitabilmente però non si può che ripartire da lì.

«Per quanto mi riguarda è stata un’annata con qualche delusione, ma senz’altro vera e intensa. Un’annata dove tutti ci siamo rimessi in discussione e venuti incontro».

Al di là del lato tecnico, come hai vissuto i momenti più difficili?

«In un certo senso penso di aver reagito bene. Mi sono anche scoperto in grado di prendermi delle colpe in più, proteggendo i compagni e la serenità del gruppo. Sono davvero molto contento di come ho gestito la situazione».

Può essere un’esperienza che ti ha fortificato mettendo in evidenza anche una stoffa da leader che forse nemmeno tu sapevi di possedere?

«Credo che tra i miei compiti, quest’anno, ci sarà anche quello di guidare la squadra, accanto a Giannelli. So che è un ruolo molto delicato ma sono pronto ad assumerlo».

Col roster molto cambiato rispetto a quello della stagione passata, sarà fondamentale che si formi uno zoccolo duro in grado di portare l’esempio del modello Trento.

«Sì. Gran parte del patrimonio di altruismo che siamo riusciti a cementare nella parte finale della scorsa stagione è destinato a dissolversi, visto il rinnovamento di cui parlavi anche tu. Ma io confido molto nell’amicizia, nella follia e nel bello spirito per ricostruire la stessa alchimia che allora ci ha aiutati».

Tornando a questa decisione di prenderti un paio di mesi di vacanza, pensi che questa potrebbe essere una tua personale via alla vita da professionista? Insomma, è un addio definitivo alla Nazionale, a prescindere dalle eventuali convocazioni del commissario tecnico?

«Non so dare una risposta adesso. Diciamo che potrebbe anche essere la mia scelta. Certo, se ripenso all’Olimpiade del 2016, non può che tornarmi la voglia di scaricare nel campo l’adrenalina che quell’esperienza mi aveva messo addosso. Per contro c’è però la bella serenità che sto vivendo adesso, davvero positiva. Sarà una decisione che prenderò più avanti, naturalmente assieme allo staff azzurro».

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