Nel mirino di Simone Giannelli lo scudetto, la maturità e l'azzurro

di Maurilio Barozzi

Diciotto anni e una carriera da pallavolista già avviata ma che promette molto. Simone Giannelli, bolzanino, alzatore della Energy TI, aveva le idee chiare già a dodici anni: volley, sempre volley, fortissimamente volley. Simone è nato a Bolzano il 9 agosto del 1996. In carriera ha già vinto uno Scudetto (2013); una Junior League (2014); un Campionato Italiano Under 19 (2014); un Campionato Italiano Under 17 (2013); due Campionati Italiani Under 16 (2012 e 2011); una Boy League (2010); un Trofeo delle Regioni (2012). È stato nominato Miglior giocatore italiano Junior League 2014; Miglior giocatore italiano Under 17 nel 2013 e Miglior giocatore Italiano Under 16 nel 2011 e 2012.

[[{"type":"media","view_mode":"media_original","fid":"199516","attributes":{"alt":"","class":"media-image","height":"1000","width":"1500"}}]]

E così, Giannelli, a dodici anni hai mollato tutti gli altri sport per darti alla pallavolo.
Sì. Giocavo a calcio, a tennis e facevo sci. Anzi, ti dirò che lo sci era quello che mi riusciva meglio.

Però hai smesso.
Mi pesava troppo alzarmi la mattina alle cinque e mezzo per andare in montagna a sciare. Un po’ di volte okay, poi ho cominciato a stufarmi.

E gli altri? Per esempio il calcio?

Quello è stato il primo che ho abbandonato. Siccome sono sempre stato più alto dei miei compagni mi avevano fatto fare il difensore centrale. Un bel centralazzo di stazza... Non mi piaceva molto.

Restava anche il tennis, con papà Paolo che è maestro...
Quello mi manca ancora, ma non ho proprio più tempo per giocare.

Sì, adesso. Ma a dodici anni...
Avevo già capito che la mia strada poteva essere questa. Se vuoi fare sport a un certo punto devi scegliere e così quando è stato il momento ho deciso per la pallavolo. Mia sorella ci giocava e, visto che ero alto, mi ha convinto a provare. Mi divertiva e all’inizio facevo tutti i ruoli, era molto bello.

Tutti i ruoli?
Sì, è da poco che faccio l’alzatore. Fino a pochi anni fa ero schiacciatore.

Del resto sei alto quasi due metri.
Già.

Papà non ci è rimasto male che hai scelto il volley al posto del tennis?
No. È uno sportivo e sa benissimo come funzionano queste cose. Se c’è l’entusiasmo puoi ottenere risultati, altrimenti no. E lui aveva capito che il volley mi dava piacere.

Insomma: per il volley ti alzeresti anche alle cinque del mattino?
Ahahah, sì, per il volley sì.

Dunque a 14 anni sei arrivato a Trento.
Sì, è venuto a vedermi Giorgio Burattini al Neugries e mi ha proposto di trasferirmi alla Trentino volley. Ho detto subito di sì. Tutti i giorni scendevo in treno da Bolzano. Il primo anno mi accompagnavano i miei. Poi, da quando ho iniziato le superiori, ho cominciato ad arrangiarmi.

Vi allenavate già tutti i giorni?
Sì, a parte uno. Diciamo quattro o cinque volte alla settimana.

E a scuola?
Dovrei finire quest’anno. Faccio il liceo scientifico sportivo a Bolzano, una scuola che mi ha permesso di praticare lo sport. Per uno sportivo è davvero una fortuna che ci sia una scuola così.

Come fai? Vi allenate due volte al giorno e abiti a Trento...
La particolarità della scuola è proprio quella. L’organizzazione somiglia molto a quella dell’Università. Appena ho una mattina libera salgo a Bolzano e vado a scuola per farmi interrogare. Prendo il programma delle cose che devo studiare e poi torno su per le interrogazioni.

Ci sono materie che preferisci?
Diciamo che in questo momento ce n’è una che digerisco meno, matematica. Ma spero di riuscire a sistemare anche quella.

Be’ allora quest’estate avrai un bel calendario: la maturità scientifica, magari i playoff con la Energy, la Nazionale...
A me piace avere molte cose da fare, mi sento bene. Sì, spero che arriviamo alla finale scudetto, fare la maturità e poi con la Nazionale andremo in Messico per la fase finale del Mondiale juniores. Per quella maggiore non so niente...

Il Ct Berruto ha parlato molto bene di te.
Sì, ma da qui a chiamarmi in Nazionale maggiore ne passa.

D’accordo. Come è abitare da soli a diciotto anni?
Va bene. Ma sono sempre ad allenarmi.

Ti lavi le cose?
Certo. Ci pensa la lavatrice.

E per il mangiare?
Di solito vado a mangiare con Mazzone e Solé, ma se devo fare qualche cosa sono capace.

Una pastasciutta?
Anche con un po’ di tonno.

Ah però. Ricette semplici ed efficaci.
Esatto. Anche leggere. Quello che serve.

La sera poi esci?
Di solito la sera dopo cena torno a casa. O viene la mia ragazza a trovarmi o mi guardo un film.

Ma a essere sempre in casa, come hai fatto a conoscere la tua ragazza?
Anche lei, Ariana, è una pallavolista. Gioca nella Delta. Ci siamo conosciuti al Trofeo delle Regioni di qualche anno fa.

Insomma, galeotta fu la pallavolo. E siamo sempre lì.
Però tra di noi non parliamo quasi mai di pallavolo.

Ho capito. Dicevi che altrimenti guardi film. Che genere?
Mi piacciono i film d’azione, altrimenti mi addormento.

Tipo Il Gladiatore?
Quello è un film che mi è piaciuto molto. Anche per la musica. Adoro le musiche epiche.

Suoni anche qualche strumento musicale?
Niente da fare. Pensa che quando ero alle medie non sapevo nemmeno suonare il flauto. Zero.

E libri? Ce n’è uno che ti è piaciuto particolarmente?
Difficile sceglierne uno.

Tra i tanti che hai letto?
No, tra i pochi, ahahah.

Viva la sincerità. Allora adesso dimmi quanto sollevi in panca.
Ho fatto cinque ripetizioni con 110 kg.

E poi ti sei rotto la spalla.
Ahahah, infatti. No, scherzo, la spalla non me la sono infortunata per quello. Non so cosa sia stato, ma adesso sono quasi guarito. Un po’ di fisioterapia e sono a posto.

È dura allenarsi con questi campioni e con un allenatore tosto come Stoytchev?
Sì, abbastanza. Come dicevo sono abituato ad allenarmi tutti i giorni ma con Stoytchev bisogna dare sempre il massimo. Però si vedono i miglioramenti.

[[{"type":"media","view_mode":"media_original","fid":"199521","attributes":{"alt":"","class":"media-image","height":"1000","width":"1500"}}]]

comments powered by Disqus