Giorgio Di Centa, l'ultimo atto Oggi il campione chiude la carriera

di Luca Perenzoni

Il sipario cala oggi sul Mondiali di Falun, ma anche sulla carriera ad alto livello di Giorgio Di Centa (nella foto) . A quarantatré anni, il campione olimpico di Torino, ha scelto proprio la 50km iridata per l'ultimo atto della sua carriera nei massimi circuiti mondiali. Un appuntamento preparato ad hoc, passando anche dalla Marcialonga e negli ultimi giorni dalle nevi di Madonna di Campiglio, per provare a lasciare ancora una volta il segno.  «È arrivato il momento di smettere, sapevo che prima o poi sarebbe arrivato. Lascio con la consapevolezza di avere dato tanto a questo mondo e di avere ricevuto altrettanto. Sono sereno, la gara sarà durissima ma sono pronto, non vedo l'ora di buttarmi dentro come un ragazzino. Il ritmo sarà alto ma spero ugualmente di rimanere nelle posizioni di vertice della classifica e vedere cosa succederà nei chilometri finali».

Di Centa quindi guiderà il quartetto azzurro nella prova più lunga del programma, un team composto anche da Francesco De Fabiani , Dietmar Nöckler e dal fassano Mattia Pellegrin che al pari del carnico ha raggiunto Falun proprio per il solo atto conclusivo. Romanticismo per la grande carriera di Di Centa a parte, risulta difficile prevedere un ruolo da protagonista assoluto per i ragazzi di Sepp Chenetti. Anzi, stando a quanto visto in questi ultimi giorni, c'è quasi da temere un assolo del padrone di casa Johan Olsson , impressionante tanto nell'individuale in tecnica libera, quanto nella sua frazione in tecnica classica nella staffetta. Il fenomeno svedese oltretutto sa come si fa a dominare la scena: due anni fa in Val di Fiemme, sull'identica distanza e tecnica, ha letteralmente asfaltato la concorrenza con un'azione personale che non ha concesso replica alcuna. Campione uscente e grande favorito, dunque, a meno che Dario Cologna , il rientrante Martin Sundby e gli altri scandinavi non abbiano qualcosa da ridire. Un tracciato così duro, però, pare favorire soprattutto Olsson.

Ed a proposito di monologhi, ieri Therese Johaug ha atteso solo sei chilometri prima di accendere le polveri nella 30km conclusiva del programma femminile. Da quel momento in poi non c'è stato nulla da fare per le altre, compresa la compagna di squadra Marit Bjørgen , entrata davvero in gara solo nella seconda metà della gara, una volta cambiati gli sci. Con i nuovi attrezzi la regina del fondo ha abbozzato una simil-rimonta, ma il vantaggio dell'elfo di Rørøs era già enorme, intoccabile anche per la più vincente di sempre che ha così colto l'argento (a 52'' compresa passerella di Johaug nell'ultimo chilometro), portando il proprio bottino a 32 medaglie, numero assolutamente mostruoso che comprende le 22 iridate (14 d'oro) e le 10 olimpiche (6 ori). Ma per una volta Bjørgen ha dovuto rinunciare al titolo di prima donna di Falun, visto che la Johaug ha saputo fare meglio di lei in questa decade di gare: tre ori, contro i due ori e un argento della capitana del team norvegese. Addirittura quattro sono state invece quelle conquistate dalla padrona di casa Charlotte Kalla che al titolo mondiale nell'individuale ha accompagnato l'argento nella staffetta ed i bronzi di Skiathlon e 30km.

Ieri la svedese ha corso a fasi alterne, propositiva in avvio come principale inseguitrice di Johaug, più in difficoltà nelle fasi centrali facendo temere una sonora crisi per poi riprendersi nel finale e staccare le avversarie per farsi nuovamente largo sul podio. Lontane le azzurre sull'impegnativo percorso di Falun: Virginia De Martin Topranin è 24ª a quasi 5', la più giovane Francesca Baudin 34ª. 

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