La Ferrari svela la nuova auto: si chiamerà SF70H

Sensazioni positive. E «piedi per terra». Nel giorno della presentazione della nuova Ferrari, la SF70H - con la H che sta per la motorizzazione Hybrid e 70 per i ricordare gli anni passati dalla prima auto uscita con stampigliato il Cavallino rampante - in casa Ferrari si guarda al prossimo Mondiale con la consapevolezza di aver fatto «un gran lavoro di squadra», ma muovendosi con circospezione.

Sospesi tra le prime - buone - impressioni dei piloti e l’obbligo, dei vertici, di non cedere a facili entusiasmi.

«È troppo presto ovviamente per dare giudizi - ha scandito Sebastian Vettel, dopo avere girato sulla pista di Fiorano - ma direi che questa macchina è un deciso passo avanti e si può vedere quanto sia divertente guidare queste monoposto così grandi».

Parole - quelle del pilota tedesco - che si affiancano e amplificano quelle di Kimi Raikkonen al debutto sulla SF70H. «La squadra ha fatto un lavoro fantastico in ogni piccolo dettaglio», ha spiegato il finlandese. La nuova creatura di Maranello, ha aggiunto, «ha un gran bell’aspetto ma vedremo come andrà dopo averla provata a Barcellona nei test: non andiamo certo al massimo nei primi giri, ma la macchina sembrava a posto».

E se la vettura strappa sensazioni positive ai due «primattori» del volante e pure al terzo pilota, Antonio Giovinazzi (la macchina «sembra bellissima, speriamo vada anche forte: io darò il massimo dappertutto»), prudenza e orgoglio per la grande famiglia ferrarista sembrano il manifesto del team principal, Maurizio Arrivabene. «Guardando la macchina oggi ho pensato a tutte le persone che, nei mesi scorsi, hanno lavorato con dedizione estrema, con professionalità, con attenzione su ogni dettaglio: la macchina è il frutto di un grande lavoro di squadra. Adesso, sempre con i piedi per terra, andremo a Barcellona, faremo le due settimane di programma previsto e poi - ha ammonito - solo a Melbourne capiremo dove siamo veramente».

E quali traguardi potrà porsi, la Ferrari, per il Mondiale ormai alle porte. «La sfida in Formula Uno è sempre la stessa - ha chiarito il direttore tecnico, Matteo Binotto -: non è solo fare bene, ma essere i primi. E essere primi significa continuo sviluppo e prima di tutti gli altri».

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