Bortolotti vola a Daytona, verso la leggenda

di Maurizio Frassoni

Mirko Bortolotti vola in America, esattamente a Daytona in Florida, per partecipare, dall'otto all'undici gennaio, ai "Roar Test" in vista delle celeberrima Rolex 24 At Daytona, in programma a fine mese. Il pilota trentino, fresco della riconferma in Lamborghini sino al 2019, gareggerà con il Team Paul Miller Racing al volante della Huracàn GT3 e dividerà l'abitacolo con tre driver statunitensi. Un debutto storico per la Casa di Sant'Agata Bolognese concomitante con il centenario della nascita di Ferruccio Lamborghini.

Mirko inaugura la stagione 2016 con un avvenimento di caratura mondiale su una pista leggendaria, dove rimane indimenticabile l'arrivo in parata, nel 1967, delle tre Ferrari 330 P4. Il talento trentino, fresco del prolungamento del contratto sino al 2019 è immediatamente spedito oltre oceano. Come si sente? «Sono molto felice. In periodi come questi è molto difficile essere professionista nel Motorsport. Questo prolungamento dimostra che in Lamborghini hanno riconosciuto il mio lavoro nelle passate stagioni decidendo così di legarmi per i prossimi quattro anni». Bortolotti, subito in pista per affrontare una gara che mette a dura prova piloti e la vettura. «Non sono mai stati negli Usa, quindi non posso dire cosa m'aspetta. Gareggiare in America deve essere straordinario». L'obbiettivo? «E' il mio debutto e quello di Lamborghini a Daytona in un contesto molto competitivo, dove ci si confronterà con l'elite delle case automobilistiche. Ma se andiamo in Florida lo facciamo con l'obbiettivo di vincere la gara di durata più importante degli Stati Uniti giustamente paragonata a Le Mans». Per la cronaca il tracciato è lungo 5,7 chilometri con dodici curve, dove allo start saranno schierate oltre sessanta vetture.

Un passo indietro, al 2015. «Dal mio punto di vista è stata una grandissima stagione. Non ho molto, anzi quasi nulla da recriminare. Come sempre ho dato tutto quello che avevo e sono felice del lavoro fatto. Per motivi che non dipendono da me, non abbiamo raggiunto i risultati finali che a mio avviso avremo meritato. Vorrei ringraziare Lamborghini, Imperiale Racing e Grasser Team per la dedizione e la professionalità dimostrata in ogni gara». Nel GT tricolore il sogno è durato una notte. Dopo Gara 1 al Mugello, lei era al comando del campionato. «Purtroppo è così, ma anche questo è parte delle competizioni. Avevamo le carte in regola per vincere il titolo 2015. A fine stagione, comunque, sono terzo in classifica generale». Ci riassume i momenti più importanti della stagione? «Oltre alle tre vittorie ed altrettante pole position nell'italiano, credo che le due pole (Nurburgring e Paul Ricard) nel Blancpain Endurance Series e la vittoria al debutto nell'Adac Gt Master al Red Bull Ring, siano risultati importanti. Mi sono divertito moltissimo nella 24 Ore di Spa, dove per un problema tecnico siamo stati costretti a partire in fondo allo schieramento. Durante le prime tre ore di gara, sotto la pioggia, sono risalito dal 58° posto sino alla seconda posizione». Poi? «Costretti al ritiro durante la notte per un incidente, mentre era alla guida il mio compagno».

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