Domani al via il Giro d'Italia Bologna: crono individuale

di Maurilio Barozzi

Ormai ci siamo, manca davvero poco: domani, a Bologna, partirà la prima tappa del 102° Giro d’Italia. La partenza è in programma alle 16.50 dalla centrale via Rizzoli con la cronometro individuale che porterà i corridori fino alla Basilica di San Luca. Domenica alle 12, la carovana lascerà le Due Torri, passando per Casalecchio di Reno, alla volta della seconda tappa con arrivo a Fucecchio.


 

Cesare Benedetti, trentino della Val di Gresta, al suo quarto Giro d’Italia in qualche modo può essere considerato quasi un veterano. Un cacciatore di fughe, generoso e sempre pronto a cogliere l’attimo giusto.

Ancora gli manca la vittoria di tappa nella Corsa rosa ma quest’anno potrebbe essere quello giusto, vero?

«Vedremo... Quest’anno penso di aver preparato il Giro d’Italia meglio del solito. Non perché gli altri anni l’avessi snobbato, ma perché ho 15 giorni di gare in meno nelle gambe tra marzo e aprile. A primavera ho corso il trittico delle Ardenne (Amstel Gold Race, Freccia Vallone, Liegi Bastogne Liegi) e Francoforte, poi ho potuto dedicarmi alla preparazione».



Dunque troveremo un Cesare spavaldo, sempre pronto all’attacco?

«Sarà difficile. Bisogna vedere il ruolo che mi affiderà la squadra. Certo, nel corso di tre settimane ci sarà qualche occasione per tentare di entrare in una fuga. Ma di sicuro non saranno molte».

Dovrai lavorare per gli uomini di classifica Majka e Formolo?

«Infatti, ma non solo. Intanto abbiamo anche Ackermann che sta andando fortissimo in volata, dunque c’è un altro corridore in squadra che deve essere aiutato. In più va detto che quando una squadra ha uomini che fanno la classifica per tutti gli altri risulta difficile andare in fuga perché le altre squadre cercano di chiudere».

Raccontaci quali sono le ambizioni rosa dei tuoi compagni, allora. Partiamo da Majka.

«È forte e in forma. Penso che possa senz’altro fare bene. Il suo vero problema è che incappa spesso in episodi sfortunati. Alla Tirreno-Adriatico durante la cronometro a squadre si è trovato davanti un tizio che attraversava la strada e lo ha fatto andare a terra. Al Tour of the Alps è caduto... Se al Giro non avrà questa sfortuna può essere protagonista».

Poi c’è Formolo, l’eterna promessa. Anche se quest’anno sembra in buona forma, visto come ha corso la Doyenne.

«Sta andando benissimo e penso che possa fare bene al Giro. Ma vorrei anche dire che lo scorso anno era già andato bene nella terza settimana. Ha pagato una giornata pessima sull’Etna, poco dopo il rientro da Israele quando ha preso cinque minuti. Ma poi si è sempre difeso bene e nel finale ha dimostrato di avere il fondo giusto».

Insomma, obiettivo podio?

«Credo che nei cinque uno dei due dovremo riuscire a piazzarlo. Siamo una buona squadra, equilibrata. Magari non siamo tra le più attrezzate in salita, ma credo che potremo sopperire».

Parliamo di te e delle tue ambizioni a questo Giro.

«Ho già detto che non so ancora bene cosa dovrò fare, ma penso che la cosa importante nell’ottica dell’aiuto a tre uomini di punta sarà di preservare al massimo le energie. Insomma: fare il lavoro necessario e poi sfilarsi subito senza voler tenere duro. L’unica cosa che conta è restare nel tempo limite. Alla fine di una tappa, per chi è fuori classifica prendere quindici o venti minuti non cambia nulla».

Sempre abbottonato, mi sembra. Due anni fa alla vigilia del Giro dicesti che non sapevi se eri in forma e che avresti deciso strada facendo come ti saresti mosso. Poi andasti all’attacco già al primo metro della prima tappa verso Olbia, in Sardegna...

(Ridacchia) «Quell’anno ho attaccato parecchio, è vero. Ma come dicevo, allora alla Bora non avevamo uomini da classifica e cercare una fuga era più facile. Comunque cercherà di stare pronto: se dovesse partire una fuga di 15-20 corridori ce la metterà tutta per entrarci anch’io».

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