Grandissima impresa di Matteo Trentin Medaglia d'oro agli Europei di Glasgow

Dopo le donne con Marta Bastianelli, ecco gli uomini con Matteo Trentin, nuovo campione d'Europa nella prova in linea per professionisti agli Europei di ciclismo a Glasgow. Il trentino classe '89 si è imposto in una volata a cinque al termine di una corsa durissima, interpretata perfettamente dalla squadra che ha visto anche il bravissimo Davide Cimolai, quinto dopo aver tirato la volata al compagno che subito dopo il traguardo lo è andato subito ad abbracciare. Medaglia d'argento all'olandese Van der Poel, bronzo al belga Van Aert.

La corsa si è decisa a 50 km dal traguardo, dopo che i belgi hanno fatto selezione: l'azione decisiva è stata firmata da un gruppetto di dieci corridori (con Trentin e Cimolai c'erano i belgi Van Aert e Meurisse, gli orange Van Der Poel e Lammertink, il tedesco Denz, il francese Perichon, lo svizzero Albasini e lo spagnolo Herrada Lopez) che hanno fatto il vuoto e deciso la corsa. Ne ha fatto le spese anche il campione del mondo e tra i grandi favoriti della vigilia, Peter Sagan che ha abbandonato dopo 150 km. Gli azzurri hanno corso in modo intelligente, senza mai farsi prendere dalla frenesia e controllando tutte le fasi di gara, anche sotto la pioggia che ha reso il campionato europeo più simile ad una classica del nord. A 10 km dal traguardo, una scivolata di Lammertink ha spezzato il gruppetto, Denz ha rotto la bici, Albasini è stato bloccato da problemi meccanici, Meurisse e Perichon non sono riusciti a rientrare. E così sono rimasti in cinque a giocarsi la vittoria con Meurisse rientrato all'ultimo km ma ormai stremato e impossibilitato ad aiutare Van Aert.

A quel punto Cimolai ha lanciato una volata perfetta a Trentin che ha vinto di potenza e appena tagliato il traguardo ha lasciato la bicicletta proprio per abbracciare il 'Cimò. "È incredibile - le parole a caldo del neo campione d'Europa - Abbiamo voluto correre sempre nelle posizioni di testa perchè non volevamo rischiare. È stata una nazionale perfetta. La corsa è stata resa ancor più dura dal meteo ma noi siamo riusciti ad interpretarla al meglio. C'è stato un attimo di tentennamento a pochi chilometri dall'arrivo con la caduta che però non mi ha coinvolto. Mi sono girato ed ho visto che anche Davide era riuscito a stare in piedi. Con lui avevamo deciso che sarebbe andato all'attacco, come ha fatto, per far uscire il migliore e valutare poi come agire. La caduta, che non ci ha coinvolto, probabilmente ci ha un po' favorito. Adesso voglio solo ringraziare tutti quelli che mi sono stati vicini, visto che in questi 8 mesi niente eara andato per il verso giusto". "I ragazzi sono stati fantastici, mi hanno emozionato", ha aggiunto il ct Davide Cassani. 


Si è rialzato, Matteo Trentin. Fino ad andare a prendersi di forza il titolo di campione europeo.
Nel cuore di un 2018 segnato dalle cadute - la prima, in allenamento, a gennaio, l'altra alla Praigi Roubaix, ad aprile, a seguito della quale aveva riportato la frattura di una vertebra toracica ed era stato costretto ad un lungo stop - il ventinovenne di Borgo Valsugana ha concluso con una volata principesca la difficile gara in linea di Glasgow, regalando l'oro continentale all'Italia (primo titolo della gestione Cassani) e chiudendo al meglio una rassegna che già ha regalato tante soddisfazioni al ciclismo azzurro, dalla pista alla mountain bike.
Trentin ieri ha coronato con il proprio sprint una corsa gestita sapientemente da tutto il gruppo azzurro, capace di correre senza farsi prendere dalla frenesia e controllando tutte le fasi di gara, a cominciare dai 160 chilometri iniziali sotto una pioggia che ha reso il campionato europeo più simile ad una classica del nord, se non ad una vera e propria prova di ciclocross (non) casualmente disciplina nel quale hanno brillato in carriera tutti e tre gli uomini andati sul podio: Trentin, l'olandese Mathieu Van der Poel ed il belga Wout Van Aert.
Tra gli azzurri Un capitolo a parte lo merita Davide Cimolai. È stato l'uomo che ha messo la testa fuori nella prima fuga seria, quella nata a 60 chilometri dal traguardo. E si è poi ripetuto nell'azione decisiva venti chilometri dopo. In quel momento se n'erano andati in dieci, i primi dell'ordine di arrivo.
Ci sono, tra gli altri, due italiani (Cimolai e Trentin), due belgi e due olandesi. Il gruppo, ormai ridotto per la pioggia e le cadute, lascia fare. La selezione che ci si aspettava, arriva grazie ad una caduta, a una decina di chilometri dal traguardo: l'olandese Lammertink prende male una curva in discesa e scivola sulle transenne, portando con se lo svizzero Albasini, forse il più temibile in volata, il francese Perichon, il tedesco Denz e il belga Meurisse. Cimolai resta in piedi con un gioco di prestigio e si riporta subito sui superstiti. Cassani ordina il forcing, che permette ai battistrada di rendere difficoltoso il rientro degli altri. Cimolai esegue e poi, non pago, prova anche l'azione solitaria, concordata con Trentin. Gli avversari sono ingabbiati. Van Aert recupera su Cimolai, ma nulla può nella volata. Matteo Trentin, perfettamente lanciato dal compagno di squadra, vola verso il Campionato Europeo, il primo per l'Italia del ciclismo professionistico.
Primo acuto da commissario tecnico per Davide Cassani: l'ex professionista faentino, nei suoi quattro anni alla guida degli azzurri è stato fino ad ora condottiero capace ma anche altrettanto sfortunato, come dimostra un risultato recente proprio dello stesso Trentin, quello di Bergen nel Mondiale dello scorso anno quando il ragazzo della Mitchelton Scott - nato sportivamente nel Veloce club Borgo - finì quarto.

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