Al Festival dello Sport di Trento si celebra il triplete dell'inter

di Maurilio Barozzi

Se qualcuno pensa che il 2010 sia un anno già morto e sepolto tra le pagine di un calendario, non ha fatto i conti con la nostalgia interista. E venerdì 12 ottobre, all’Auditorium Santa Chiara di Trento, ce n’è stata una plastica dimostrazione, quando al Festival dello Sport si è celebrato il record del triplete.

Il delirio ha cominciato a manifestarsi già nelle primissime ore del pomeriggio con file interminabili alle porte. Il cuore nerazzurro non ha mai smesso di battere e vedere riuniti assieme Diego Milito, Javier Zanetti, Maicon, Marco Materazzi Julio Cesar, Francesco Toldo e Paolo Orlandoni, era un’occasione unica e imperdibile.

E così una moltitudine di anime interiste ha pacificamente invaso l’auditorium rendendolo la periferia della Curva Nord di San Siro. Chi è riuscito a entrare, poi, non ha risparmiato sulle corde vocali. Alla presentazione di Materazzi è partito subito il coro «Tutti pazzi per Materazzi», doppiato da «C’è solo un capitano» dedicato a Zanetti e da «Diego Milito facci un gol; è la Nord che te lo chiede...».
Anche Enrico Mentana, conduttore della serata e interista dichiarato, si è sentito subito a casa. «Mentana, vogliamo una maratona», gli ha urlato un tale. E lui ha obbedito. Con la sua consueta verve spiritosa, ha ricordato che «per noi maschi eterosessuali, Milito è l’uomo che ci ha fatto godere di più» e via con la sua ormai famosa risatina sincopata.

Quando sul maxischermo partono le immagini è subito una bolgia. Eppure è una sconfitta, in Supercoppa: è agosto 2009 e la Lazio vince 2-1. Chissenefrega, tanto tutti sanno come andrà a finire: «Inter, Inter», cantano.

Il presidente Massimo Moratti racconta la trattativa della vendita di Zlatan Ibrahimovic, cessione che ha consentito all’Inter di rinforzarsi a dovere. «Laporta, il presidente del Barça mi ha detto una cifra. Gli ho detto di moltiplicare per quattro. In seguito mi chiamò dicendomi che aveva moltiplicato per tre e chiudemmo l’affare. Tanto più che noi stavamo già puntando su Milito».
Già Milito. Il principe del gol che in quella stagione pareva avere il dono di Re Mida. E ogni volta che le clip - prese da ‘Inter channell’, dunque come si può immaginare corredate di moderato commento - mostrano le immagini dell’argentino è un tripudio di «OooohhhhOoohhh». Insomma festa vera.

Mentre Mentana butta sale sulle ferite dei milanisti, sottolineando le prestazioni dei due derby in campionato, Marco Tronchetti Provera rinfocola la rivalità con gli juventini davanti alla foto di Mourinho che mostra le manette all’arbitro. «Con quel gesto espresse ciò che tutti noi tifosi volevamo dire. E da allora divenne un idolo».

«Sapevo da un po’ che Mourinho era l’uomo giusto per vincere» aggiunge Moratti. «Da un’intervista che sentii il giorno prima della semifinale di Champions, quando stava al Porto: alla domanda del giornalista Mou disse che non pensava a quella partita perché stava già preparando la finale».

Poi vai con gli aneddoti. Zanetti ricorda la paura a Kiev contro la Dinamo: «Perdevamo 1-0 ed eravamo praticamente fuori dalla Champions. Così Mourinho studiò una difesa a tre con me, Lucio e Maicon. Dunque a uno visto che quei due non tornavano mai». Maicon si scompiscia dalle risate e tutto l’auditorium gli va dietro. Poi il 2-1 che rilancia i nerazzurri e apre loro le porte al successo europeo.

Mentre Julio Cesar gongola rivedendo il rigore parato a Ronaldinho nel derby di ritorno, e Milito illustra la sua ‘sterzata’, il marchio di fabbrica del suo dribbling, Materazzi racconta lo shampoo che subirono tutti da Mourinho dopo la trasferta a Catania (partita persa 3-1): «Lì ho capito che avremmo potuto vincere lo scudetto perché Toldo dimostrò la sua intelligenza. Intelligenza che valeva per tutti noi. Non aveva giocato eppure Mourinho cominciò a prendersela proprio con lui. Chiunque gli avrebbe detto di rivolgersi altrove, invece Toldo rispose: hai ragione mister».

Tutti ridono, ma ormai le immagini delle partite arrivano verso il finale di stagione, il periodo più caldo. Il gol di Eto’o in Chelsea-Inter, i due segnati alla Juve in campionato, ma soprattutto i tre rifilati al Barcellona a San Siro in semifinale di Champions. E quando rivedono il terzo con Milito in posizione dubbia, i giocatori ridacchiano. Ma il Principe chiosa: «A rivederlo non era per niente fuorigioco». E giù a ridere ancora.

Sull’indolore sconfitta nel match di ritorno (Barça-Inter 1-0), all’auditorium è tutto un canto «Inter Inter», con Julio Cesar che ricorda: «Su Messi ho fatto la parata più bella della mia carriera».

Dunque il triplete.

Cinque maggio 2010: Roma-Inter 0-1. Coppa Italia ai nerazzurri.

Sedici maggio Siena-Inter 0-1. Scudetto. E Tronchetti Provera racconta di Mou che, da solo, steso a terra sul pullman, piange di gioia come un bambino.

E poi la finale di Champions, 22 maggio, a Madrid. Mentana scatta foto al maxischermo mentre Milito insacca i due gol al Bayern. Applausi a scena aperta. Per la gioia dei fotografi, Zanetti rimette la coppa in testa come nella foto che lo immortala al Bernabeu. E ripartono i cori.

Moratti rivela: «Platini a due minuti dal termine mi fa i complimenti e mi porge la mano. Gli ho detto: nemmeno per scherzo, solo alla fine!».

E giù risate, e cori. Già sembrava di essere allo stadio. Otto anni fa.

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