Intensità e ardore in campo, troppi infortuni in Premier League

Fine anno d’infortuni in Premier League, la lista è lunga ed eccellente. Colpa degli arbitri come dice Guardiola, delle troppe partite o dell’intensità di gioco? La presunta velocità - intesa come pressing e rapidità d’azione - tipica del calcio inglese è secondo gli stessi addetti ai lavori un falso mito che non può spiegare i recenti guai fisici.

E quanto alle partite senza sosta, è semmai l’Italia a imitare in questa stagione la Premier, che di fermarsi tra Natale e Capodanno non ne ha mai voluto sapere. Se è vero che da nessuna parte in Europa si gioca quanto in Inghilterra, dove non c’è una pausa invernale e sono tre le competizioni nazionali, tutti i parametri degli studio della Premier indicano che le squadre di Bundesliga e Lega corrono di più e sono più veloci. Addirittura in Serie A il calcio risulta più dinamico e frenetico che in Inghilterra, dicono gli esperti.

Del fatto che i recenti infortuni non possano essere riconducibili ad una supposta superiore velocità d’Oltremanica è convinto anche Arsene Wenger, grande conoscitore del calcio internazionale, e manager da oltre 20 anni dell’Arsenal.

«L’intensità del calcio inglese è accresciuta da come viene filmato e dai suoi stadi, sempre pieni e caldi - l’analisi di Wenger -. Il frastuono dello stadio trasporta il telespettatore dentro la partita, aumentando l’emozione e creando un’intensità che in realtà non è diversa dagli altri paesi».

Ma in ogni caso, da Kevin De Bruyne a Gabriel Jesus, da Romelu Lukaku a Mezut Ozil fino a Mohamed Salah, hanno tutti subito infortuni di varia origine e gravità. Pep Guardiola, che nel pareggio col Crystal Palace ha perso due giocatori, se l’è presa con l’eccessiva aggressività delle difese inglese, chiedendo più tutela per i suoi giocatori. «Ammiro la fisicità di questo campionato, ma la federazione sa esattamente cosa deve fare - le parole del manager del City -. La gente parla solo dei simulatori e va bene. I contrasti qui sono più tollerati che altrove, ma ci sono limiti. Non mi aspetto che si cambi il modo di giocare, ma ci deve essere un limite quando gli interventi diventano pericolosi». Che quello inglese sia un calcio più fisico è un dato di fatto. Forse anche meno tattico e più arrembante. E ora più incerottato.

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