Urla «terrone» all'arbitro Squalifica di 1 anno e mezzo

«Già inibito, riconosciuto fra il pubblico dal direttore di gara e da un suo assistente, si esibiva, nei confronti di entrambi, in una serie di insulti e invettive dai toni volgari, infamanti e ingiuriosi, tali da potersi paragonare a un turpiloquio con aggiunta di minacce e riferimenti alla propria origine di nascita; il tutto reiterandolo anche al termine della gara fino alla partenza della terna arbitrale».

Con queste motivazioni, riportate nel referto dell’arbitro al termine di Castelsangiorgio - Ravinense, il giudice sportivo ha deciso la squalifica del presidente della Ravinense Nicola Stanchina per un anno e mezzo, da qui al 24 maggio 2017.
Una «scoppola» davvero pesante per la società che milita in Promozione anche perché, per lo stesso motivo, dovrà pagare un’ammenda di 500 euro. Non solo. Pure una macchia che resterà per molto tempo addosso a una realtà associazionistica che ha sempre fatto dell’impegno a favore dei ragazzi del sobborgo di Trento la propria bandiera.

«Di questo - ammette Stanchina - sono effettivamente dispiaciuto, perché mi rendo conto di essere andato oltre l’etica e l’educazione sportiva. Non è stato un bell’esempio».

Presidente, ma cos’ha detto per meritarsi una punizione del genere?
«Guardi, se ho una colpa è quella di aver risposto a una terna arbitrale vergognosa, maleducata, strafottente perché consapevole di poter gestire il momento sportivo e post sportivo a proprio piacimento. Si permettono certe cose solo perché sono ingiudicabili e inappellabili. Eppoi, scusi, minacce da parte mia non ce ne sono state. Né verbali né tanto meno fisiche. Sono loro ad aver insultato il pubblico».

Cos’è successo per arrivare a una situazione simile?
«È tutto nato perché una persona del pubblico ha apostrofato un guardalinee. Quest’ultimo era convinto che fossi stato io e per tutta risposta ha iniziato a insultare me. Io gli ho detto che doveva vergognarsi. Mi ha risposto: “Sfogati, sfogati che poi ci vediamo domani”, cioè all’assemblea federale. Lui però all’assemblea non ha avuto il coraggio di aprire bocca, io sì e ho raccontato pubblicamente quello che era successo».

Dove voleva arrivare?
«A dare un segnale al sistema arbitrale. Non è giusto che loro possono dire e scrivere quello che vogliono e nessuno possa contraddirli anche se nel referto scrivono cose non corrispondenti a ciò che in realtà è successo».

Insomma, il suo sembra un sacrificio personale per portare alla luce una questione generale che riguarda il comportamento di certi arbitri.
«Io sostengo che non è giusto dover dire, anche se non è vero, che tutti gli arbitri sono bravi, che bisogna accettare il referto e non lamentarsi indipendentemente da quello che c’è scritto. Guardi, ho ricevuto moltissime telefonate di solidarietà da parte di colleghi presidenti».

A proposito, ora si dimetterà da presidente della sua società?
«No. Continuerò a fare quello che ho sempre fatto. Non farò attività federale ma, mi creda, da lavorare per la Ravinense ce n’è sempre tanto».

Pensa al ricorso?
«No, perché ho detto delle cose che non andavano dette e una squalifica me la merito. Inoltre fare ricorso significa spendere soldi e tempo e noi volontari non ne abbiamo. Mi piacerebbe, però, che questo caso servisse per fare un ragionamento sul sistema arbitrale, se non altro che si muova la Federazione. L’unica cosa che mi dispiace - lo ripeto - è che non è stato un bell’esempio, ma chi mi conosce sa chi sono veramente e quello che faccio per la società e per i nostri giovani tesserati. Ai genitori dei nostri ragazzi ricordo che l’anno scorso abbiamo vinto la “Coppa Disciplina” pur dovendo lottare fino all’ultimo per la salvezza. Nonostante una situazione sportiva difficile, non abbiamo mai criticato né attaccato arbitri o guardalinee. Quello di domenica non è stato un bel modo di comportarsi, ma nemmeno quello della terna arbitrale che insultava e faceva versi nei confronti degli spettatori».


STANGATA ANCHE AL CALISIO

Il Calisio chiude male l’andata in Prima categoria. Sconfitta 2-1 dalla Dolomitica, la squadra collinare si trova ora a fare i conti con le decisioni del giudice sportivo. Il dirigente Simone Garbari è stato squalificato fino al prossimo 26 aprile perché «innervosito per il tempo perso per il recupero dei palloni, rivolgeva offese alla panchina avversaria, quindi allontanato, si esprimeva in una sequela di volgari frasi blasfeme, prendendo a calci quello che gli si parava davanti». Ma anche due giocatori dovranno scontare quattro giornate: Christian Baldessari, espulso, «offendeva il direttore di gara e successivamente rispondeva in modo offensivo rivolto al pubblico che lo fischiava»; Riccardo Tenaglia «in panchina rivolgeva insulti a un avversario e successivamente offendeva il direttore di gara, mentre nell’allontanarsi prendeva a calci i cartelloni pubblicitari».
Animi ancora caldi nel torneo Amatori. Il dirigente del Lizzanella Marco Diotto è stato inibito fino al 25 maggio 2016 per essere entrato in campo e aver dato un pugno in testa a un giocatore avversario. Gabriele Susat (Orazi) starà fuori 6 turni per aver offeso e minacciato arbitro e commissario di campo.

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