Con la difesa e il contropiede l'Aquila torna a volare alto

Se il campionato fosse iniziato dal girone di ritorno la Dolomiti Energia sarebbe in testa alla classifica da sola a punteggio pieno. Ovvio: tre vittorie e nessuna sconfitta sono un percorso netto che nessun’altra squadra è riuscita a replicare.

Una cavalcata iniziata da due eventi negativi: l’infortunio alla caviglia di Johndre Jefferson a Pesaro che, assieme alla sua difficoltà ad integrarsi nel sistema, hanno portato la società a rescindere il contratto e a sostituirlo con l’energia positiva di Dom Sutton; e quello al ginocchio di David Lighty che ha convinto il gm Trainotti a tornare sul mercato per ingaggiare Devyn Marble.

Due innesti che, uniti al cambio di gioco che ha dato più velocità alla squadra e alla maggiore tranquillità di cui stanno beneficiando diversi giocatori, hanno trasformato una squadra impegnata a non rimanere invischiata nella lotta per non retrocedere in un team che ha sta guadagnando serie chance di accedere ancora una volta ai playoff.

Al di là delle spiegazioni da «cuore e cazzimma» (per dirla alla Ale Gentile), il rilancio di Trento poggia sui numeri. Analizzando le statistiche l’Aquila - che già vantava la difesa migliore del campionato - risulta la squadra che nel girone di ritorno ha subito meno punti di tutte le altre: 164 in tre partite, 54,6 a gara. Tanto per fare un confronto, Reggio Emilia e Brindisi (che hanno giocato il recupero ieri sera, vedi box a destra), ne hanno subito rispettivamente 169 e 168 in due gare. La difesa più battuta, al contrario, è quella che l’attacco dell’Aquila si troverà di fronte domenica prossima: Capo d’Orlando subisce in media 87,6 punti.

Ma come si spiega con i numeri la forza della difesa bianconera? Anzitutto nei tiri concessi: appena 84 da 2 punti in 3 partite. Venezia ed Avellino, tanto per fare degli esempi, ne hanno permessi circa 140 ai loro avversari. Se poi di questi 84 tiri ne segnano appena 33 (pari al 39,3%) chiaro che per i rivali della Dolomiti Energia fare punti diventa un problema. Anche perché - e qui si tocca il terzo elemento che spiega la solidità difensiva della squadra di Buscaglia - il rimbalzo sul tiro sbagliato è quasi sempre preda delle mani bianconere. Solo Caserta nel ritorno ha catturato più rimbalzi difensivi (92) di Trento (90). Sul fondo c’è Capo d’Orlando con appena 63.

Un altro elemento che spiega l’efficacia mortifera della difesa trentina sta nel numero di palle perse forzate agli avversari: quasi 10 per gara. Significa aver impedito dieci azioni all’altra squadra, togliendo potenzialmente 20 punti all’attacco. Una pressione costante che la squadra riesce a concretizzare senza caricarsi pesantemente di falli: 55 in 3 partite, più o meno in media con il resto del campionato.

La regola base del basket dice che da una buona difesa nasce un miglior attacco perché le palle recuperate e i rimbalzi permettono di giocare in velocità e di concludere in contropiede con tiri ad alta percentuale. Così è. Dopo il 64,7 per cento di Milano, Trento e Avellino si contendono il secondo posto nelle percentuali di realizzazioni da 2 punti, attorno al 51-52 per cento. Nel girone d’andata la Dolomiti Energia era sotto il 49%. Senza perdersi in conteggi complicati significa avere almeno 3 o 4 punti «facili» in più per partita. E se anche il tiro non entra, Trento - comandando la classifica dei rimbalzi d’attacco (15,3 ad allacciata di scarpe) - ha spesso l’occasione di rifarsi.

Va meglio anche sul fronte del tiro da tre punti. Nel girone di ritorno la Dolomiti Energia viaggia con un onesto 34,2 per cento: all’andata era sotto il 29 per cento. Da cosa dipende il cambiamento? Dalle sessioni di tiro fatte durante la pausa? Può essere. Ma la verità è che giocando in velocità ed avendo la possibilità di far girare meglio la palla tra i cinque dell’attacco è più facile pescare il giocatore libero in grado di «sparare» dall’arco senza la pressione del difensore.

Da migliorare resta la concentrazione ai tiri liberi, dove il 60% dell’Aquila è il dato peggiore di tutte le 16 squadre di serie A. Migliora invece la gestione dell’attacco: nel girone d’andata si buttavano via in media 15,2 palloni per partita, nel ritorno si è scesi a 14.

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