Coach Repesa è salito in cattedra al clinic di Trento "Qui l'Aquila dall'entusiasmo che mi servirà a Milano"

di Stefano Parolari

Il nuovo allenatore dell’Armani Milano, il carismatico croato di origini bosniache Jasmin Repesa, è salito in cattedra a Trento, dove verrà a giocare il prossimo campionato di serie A contro l’Aquila di coach Buscaglia per far tornare il sorriso a patron Giorgio Armani. Repesa è stato una delle stelle del clinic per la formazione degli allenatori organizzato dalla Trentino Basket di Rita Pastore e dalla sezione regionale del Comitato nazionale allenatori diretta da Tony Bridi. Al PalaBocchi per due giorni c’erano tanti tecnici iscritti, tra cui anche il vice aquilotto Cavazzana, che sono rimasti incantati dalla lezione del professore Repesa chiamato a far rinascere l’Olimpia. La possente voce baritonale del 54enne colosso dell’Est è risuonata tra i muri della palestra trentina mentre insegnava il pressing a tutto campo e scandiva una delle sue famose massime: «Riconoscere, leggere e reagire» per far capire le strategie di gioco ai suoi “modelli”, i ragazzi dell’Under 19 della Dolomiti Energia e di altre squadre trentine.

“Un mio giocatore oggi al Barcellona, Tomic (centro di 217 cm), è uno dei migliori al mondo nella famosa terza sponda in attacco e risponde bene al concetto a me caro, che una squadra che sa allenarsi ed è allenata in combinazione con un’impostazione mentale, è capace di cose sublimi. Nel basket vanno rispettate le regole - ha detto Repesa ai tecnici – con il concetto di massima aggressività. Non ci sono più i passatori di una volta, del calibro di Sabonis e di Kukoc che risolvevano i problemi di un team. Oggi si deve correre molto e tornare anche molto. Ma è sempre stato così, ricordo quando con la Fortitudo in Eurolega incontrammo l’Efes e li sbranammo nel primo quarto. Il loro coach rimase allibito, non aveva mai visto una simile difesa.

Per essere più bravi degli avversari bisogna puntare a canestri facili, perchè ci siamo messi nella condizione di farli. Il mio concetto principale è sempre valido: la difesa attacca l’attacco».
Sceso dalla cattedra Repesa ha volentieri risposto ad alcune nostre domande, in a delle prime interviste da coach ritornato ins erie A italiana dopo le esperienze d Fortitudo Bologna con scudetto, Treviso e Roma,  per entrare in clima di campionato dove la matricola Dolomiti Energia Trento ha ben figurato con uno storico quarto posto da esordiente, i playoff persi nei quarti con Sassari poi tricolore, la qualificazione all’Eurolega.


Coach, venerdì sera è arrivato a Trento poi l’ha vista in tv gara7 che ha assegnato lo scudetto. Che ne dice?
«Una stagione straordinaria quella dei sardi e di coach Sacchetti - spiega il croato - un complimento di cuore a loro ma anche agli avversari perchè Reggio e coach Menetti hanno disputato una stagione straordinaria”.
I grandi tiratori alla Logan hanno deciso questa interminabile contesa?
«Penso che Sassari sia stata una squadra capace di tutto con tutti i suoi giocatori, non si vincono coppa, supercoppa e scudetto se non si è competitivi in tutti i reparti. Sacchetti ha usato la semplice formula di lasciar giocare i suoi con il talento che si ritrovano. Hanno compiuto rimonte incredibili in una serie sotto 0-2 e giocati overtime da paura».
Pensare che l’Aquila Trento ha sconfitto due volte in campionato i sardi e iniziato 1-0 i playoff.
«Non a caso il coach di Trento è stato il migliore dell’anno. Avete avuto lo spirito giusto per affrontare la serie A e soprattutto c’era un giocatore formidabile quale Mitchell, che non era tutta la squadra ma sapeva fare la differenza con l’attacco, i falli subiti e il tiro. Fermarlo non è mai stato facile. L’entusiasmo che c’è qui a Trento – continua Repesa – è quello della provincia felice con progetti importanti. Come a Venezia e a Sassari. Rispetto a quando allenavo io in Italia (ultima esperienza a Treviso nel 2011, ndr) il livello non è aumentato in A, ma il campionato rimane equilibrato, ancora appetibile per tanti tifosi e pieno di sorprese. Non c’è più la Benetton straforte di Messina o la Siena senza rivali».


A Milano il suo compito sarà quello di riprendere una marcia imponente per lo scudetto e in Eurolega.
«Ho parlato con patron Armani - sottolinea Repesa – e l’ho trovato così entusiasta del basket, della sua città e della società tanto come i suoi inarrivabili vestiti. Milano è già innamorata del cesto, io voglio riportare un clima di famiglia anche in squadra, su una piazza dal passato glorioso e dal presente importante. Non ho una regola di costruzione della squadra, le formule (5+5 di Trento, metà italiani e metà stranieri come a Reggio, per esempio) non contano, voglio giocatori che sappiano vincere ed essere esempi vincenti. Di fronte ad un pubblico di 12.000 persone non possiamo che onorare ogni impegno».

E ritrova Alessandro Gentile, che a Treviso era in panchina da baby promettente.
«Aveva 17 anni e una classe immensa. Penso che possa essere da Nba se sa gestirsi passo dopo passo. A Milano è a casa sua, sta giocando bene. Certo ormai la Nba ha le porte aperte sul mondo, ai Mondiali c’erano almeno 80 europei di quella squadre americane».
Lei è stato sette anni commissario tecnico della Croazia, coach Repesa. In Slovenia il tetto della semifinale contro la Spagna. Che dice dei prossimi Europei?
«Tanto equilibrio. Anche qui non vedo una favorita assoluta. La Francia è sotto pressione ed è lultimo anno, credo, del fenomenale Tony Parker. Poi c’è la spinta della qualificazione olimpica a Rio. Pochi posti e tanta battaglia».


L’Italia per la prima volta nella sua storia dovrebbe avere tutti e quattro i giocatori Nba: Belinelli che punta a rimanere agli Spurs S. Antonio, Gallinari in uscita da Denver, Datome che potrebbe rimanere ai Celtics e Bargnani confermato ai Knicks di New York. A partire dal ritiro di Folgaria.
«L’opportunità di avere tutti e quattro gli azzurri d’America – chioda Repesa – è da custodire con cura. L’Italia è nel girone di ferro con Spagna, Turchia, Serbia e la padrona di casa a Berlino. Prevedo battaglie incredibili. Di fronte ai tanti tifosi italiani, serbi e turchi di popolazioni che affollano la capitale tedesca. Tutti hanno “fame”. Nel ritiro di Folgaria andrò anch’io a fare un giro. Penso che il ct Pianigiani ha la ricetta giusta per integrare le stelle con il gruppo della serie A. La formula è quella che piace a me e a coach Sacchetti: nessun “grillo in testa”, tanta unità di intenti, tutti per uno e uno per tutti per lo scopo comune della vittoria». Come piace tanto al professor Repesa che a Trento ha insegnato il basket aggressivo che non perdona.

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