Rugbytots, bimbi alla scoperta del movimento

di Leonardo Pontalti

«Il nostro obiettivo è quello di permettere ai bambini di oggi di dedicarsi a quelle attività motorie che fino a qualche anno fa erano quotidiane, ma che oggi per molti non lo sono più: correre, fare capriole, rincorrere un pallone».
Un'esigenza reale se è vero, com'è vero, che l'anno scorso, al loro debutto in Trentino, lo staff di Rugbytots ha fatto il pieno: 130 iscritti, con tutti i posti disponibili dei corsi organizzati andati esauriti.
A portare quest'attività in provincia è stato Cristiano Modanese, fisioterapista veneto arrivato in Trentino per motivi di studio e che poi in provincia si è stabilito, introducendo sulla - ricchissima - scena delle proposte per i più piccoli, l'attività creata nel 2006 dal britannico Max Webb.
«Rugbytots è nata ispirandosi al rugby, come è facile intuire dal nome e come non poteva che essere, data la terra d'origine di questa attività - spiega Modanese - ma anche se parte del lavoro e dei giochi in cui si cimentano i bambini è fatta con la palla ovale, la nostra è un'attività propedeutica a tutte le attività sportive. Noi non promuoviamo il rugby in senso stretto, ma la motricità in generale, permettendo ai più piccoli di cimentarsi in attività che un tempo erano consuete per tutti ma che ora, per svariati motivi, non lo sono più».
Gioco, divertimento, nessun obiettivo agonistico da perseguire. Una ricetta vincente, tanto che anche in Trentino la rete di Rugbytots è in espansione: «Al momento possiamo contare su sei coach, ma ne stiamo cercando altri. Siamo attivi a Pergine, Trento (open day il 22 settembre al campo da rugby di via Fersina), Vallagarina (27 settembre a Calliano), ma stiamo lavorando per avere corsi anche nell'Alto Garda. Ci piacerebbe aprirci anche alle valli, ma trovare personale e soprattutto strutture disponibili non è facile».
Con la prospettiva di avviare collaborazioni anche con gli istituti scolastici: «Più interlocutori riusciamo ad avere, meglio è. Parlo anche da fisioterapista: è proprio il mio lavoro che mi ha portato ad avvicinarmi a questo mondo, notando come in tanti ragazzi che si avviano relativamente tardi all'attività sportiva non manchino le carenze legate alle competenze motorie di base».

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