Virus Zika, si allarga l'allarme anche per le Olimpiadi Negli Stati Uniti c'è tanta preoccupazione anche per gli atleti

Bloccare la velocissima diffusione del virus Zika in America Latina: il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, considera questa una priorità, tanto da annunciare la richiesta al Congresso di 1,8 miliardi di dollari di fondi di emergenza per combattere l’emergenza, e questo mentre l’incubo del contagio rischia di mettere in pericolo lo svolgimento delle Olimpiadi di Rio con la possibilità di massicce diserzioni da parte degli atleti statunitensi.

L’emergenza di livello mondiale, dichiarata nelle scorse settimane dall’Organizzazione mondiale della sanità, non accenna dunque a risolversi. Il quadro anzi si complica perchè, avverte il Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc), “l’epidemia continua ad evolversi rapidamente nelle Americhe e, dall’ultimo recente monitoraggio, altri 8 paesi hanno segnalato casi di trasmissione autoctona: Samoa, Costa Rica, Curacao, Repubblica Domenicana, Jamaica, Nicaragua, Tonga e le Virgin Islands. Complessivamente, 35 paesi hanno riportato casi autoctoni di infezioni da Zika negli ultimi 9 mesi”. Dati che allarmano gli Usa: “Dobbiamo prendere il virus molto seriamente - ha affermato Obama -. Presenteremo una proposta al Congresso per finanziare la ricerca su vaccini e diagnostica, ma anche per aiutare in termini di sistemi sanitari pubblici”. Una accelerazione alla ricerca, quella annunciata dal presidente, che tiene conto anche dell’aumento di casi ‘importatì di infezione negli Stati Uniti: sono 50 quelli confermati in viaggiatori statunitensi dallo scorso dicembre.


Intanto, la minaccia rappresentata da Zika mette a rischio le Olimpiadi di Rio 2016: gli atleti americani preoccupati per la loro salute a causa del virus dovrebbero infatti prendere in considerazione la rinuncia a partecipare alle Olimpiadi, hanno affermato, secondo quanto riportato da media Usa, i vertici del comitato olimpico statunitense nel corso di una conference call con i responsabili di tutte le federazioni sportive. Gli atleti - sarebbe l’indicazione data - non dovrebbero andare in Brasile se non se la sentono. Quella degli atleti americani sarà comunque “una decisione personale”, ha precisato Anthony Fauci, direttore della divisione per le malattie infettive dell’Istituto Nazionale per la salute americano.

A preoccupare è però, soprattutto, il sempre più sospetto legame tra infezione da virus Zika e microcefalia fetale nei nati da donne infettate (oltre 4mila i casi in Brasile). Vari di questi casi si presentano infatti insolitamente gravi e nella forma peggiore, ha avvertito il genetista e neurologo pediatra del Seattle Childrens Hospital William Dobyns, dopo aver visionato alcune Tac di bambini con la diagnosi di microcefalia provenienti dal Brasile su richieste del Centro statunitense per il controllo delle malattie (Cdc).  Ma i timori aumentano pure per i casi di manifestazioni neurologiche legati alla sindrome di Guillain-Barrè, che può portare fino alla paralisi totale: le autorità brasiliane hanno segnalato un “preoccupante aumento” dei pazienti colpiti da questa rara sindrome a Rio de Janeiro, con 16 casi dall’inizio dell’anno. Dall’Ecdc, infine, arriva un’ulteriore avvertenza: i Centri di procreazione assistita dovrebbero applicare una sospensione per 28 giorni ai donatori che abbiano soggiornato nelle aree a rischio per Zika, dal momento che il virus è stato riscontrato nel liquido seminale per oltre due settimane dopo la guarigione.

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