A Wimbledon Djokovic la spunta al 5° set La semifinale sarà tra Serena e la Sharapova

Il campione viene fuori quando il gioco si fa duro. Il campione in questione è Novak Djokovic, mentre Kevin Anderson resta uno splendido outsider. Ieri il 29enne lungagnone sudafricano con doppio passaporto (ha la doppia cittadinanza da quando ha sposato nel 2011 la statunitense Kelsey O’Neal) aveva accarezzato il sogno di mettere alla porta il numero uno del mondo nel palscoscenico più prestigioso, Wimbledon.

Il tennista di Johannesburg, alto oltre due metri, aveva seppellito di ace (32) il serbo andando avanti di due set. L’incontro era stato sospeso per l’oscurità dopo tre ore e tre minuti: 76 (6) 76 (6) per Anderson il primo e secondo parziale, 61 64 per il serbo il terzo e quarto. Perso il primo set, nel secondo Nole ha annullato due set point al rivale sotto 6-5, poi nel tie break ha avuto a sua volta un’occasione per portare a casa il set (6-5 dopo essere stato avanti 5-2), ma ha finito col cedere con l’identico punteggio del primo. Avesse continuato con la stessa intensità probabilmente il tennista di Belgrado starebbe a meditare sulla ragioni di una cocente sconfitta. Invece, come era quasi inevitabile, Anderson era praticamente sparito nella terza partita accusando un vistoso calo. Poi nel quarto il break decisivo in favore di Djokovic è arrivato sull’uno a uno, con Nole che ha sempre difeso il turno di battuta chiudendo 64.

Alla ripresa, sempre sul Court 1, Anderson ha avuto la grande occasione sul 2-1 in suo favore, quando ha avuto due palle break consecutive (15-40), che Djokovic ha annullato con due ottime prime palle. L’epilogo sul 5-5, quando la tensione ha giocato un pessimo scherzo al sudafricano: due doppi falli di fila (8 in totale contro 40 ace) lo hanno condannato alla resa. Break del numero uno che ha chiuso 75 al game successivo dopo tre ore e 47 minuti complessivi: 67 (6) 67 (6) 61 64 75.

In passato solo in tre occasioni Nole è stato capace di rimontare due set di svantaggio nei tornei dello Slam: nel 2005 sempre a Wimbledon contro lo spagnolo Guillermo Garcia Lopez al secondo turno, nel 2011 agli US Open in semifinale contro Federer e nel 2012 al Roland Garros negli ottavi contro Andreas Seppi.

Ad attendere Djokovic nei quarti c’è un altro grande battitore del circuito: Marin Cilic, campione in carica degli US Open e numero 9 del seeding. Il croato al momento è il terzo nella speciale classifica degli ace in questa edizione dei Championships: è a quota 99 dietro Karlovic (165) e Anderson (119).

Nell’altro quarto della parte alta del tabellone saranno di fronte lo svizzero Stanislas Wawrinka e il francese Richard Gasquet, rispettivamente testa di serie numero 4 e 21. Nella parte bassa lo scozzese Andy Murray, favorito numero 3, affronterà la sorpresa del torneo, il 21enne canadese Vasek Pospisil, mentre il francese Gilles Simon, testa di serie numero 12, sfiderà Roger Federer. Lo svizzero, favorito numero due, come lo scorso anno è arrivato nei quarti senza mai cedere il turno di battuta.

Ci ha provato con tutte le sue forze Coco Vandeweghe a mettere ko Maria Sharapova. Nulla da fare: in semifinale ci va la russa che a Wimbledon ha trionfato nel 2004 ad appena 17 anni: 63 67 (3) 62 per la bionda russa. Coco, che di anni ne ha 23, sembrava l’ennesima promessa mancata del tennis a stelle e strisce che ancora resta aggrappato a Serena Williams, che veleggia per i 34. Una potenziale top ten smarritasi non si sa perché. Invece qualche giorno prima del Roland Garros la newyorkese, che da ragazzina amava il wrestling e cresciuta in una famiglia si sportivi (nonno Ernie ha giocato nell’NBA con i New York Knicks, la mamma Tauna ha partecipalo alle Olimpiadi prima nel nuoto, poi nella pallavolo), si è affidata ad un coach di grande esperienza come Craig Kardon, uno che ha allenato gente come Navratilova, Capriati, Davenport e Ivanovic.

Una scelta azzeccata visto che a Wimbledon, partendo da numero 47 Wta, ha messo in fila rivali del calibro di Katerina Pliskova, Samantha Stosur e Lucie Safarova. Non è bastato contro la Sharapova, ma ha lottato come una furia. Un match che la 28enne russa aveva in pieno controllo fino al 63 5-3, quando c’è stato il veemente ritorno della Vandeweghe. L’americana ha avuto due set point già sul 6-5 in suo favore, prima di dominare il tie break. L’ha condannata la falsa partenza nel terzo e decisivo parziale: 3-0 Sharapova, che ha chiuso 62 senza rischiare nulla.

In semifinale la Sharapova troverà la sua grande rivale, ovvero Serena Williams, che continua la sua corsa verso il grande Slam. Nei quarti la 33enne statunitense si è sbarazzata di Victoria Azarenka in tre set: 36 62 63. La numero uno del mondo ha sofferto nel primo set le accelerazioni della potente rivale, una delle poche che non la teme (l’ha battuta tre volte in passato), poi ha preso le misure e ha cominciato a comandare gli scambi servendo meglio (tre ace solo nell’ultimo game, 14 in totale), ma soprattutto rispondendo con grande efficacia.

La semifinale di giovedì sarà la ventesima sfida tra Serene a la Sharapova: l’americana conduce 17-2. Soprattutto la russa ha perso le ultime 16 sfide e non la batte dal 2004, quando si impose in finale proprio a Wimbledon (aveva appena 17 anni) e poi a fine stagione al Masters di Los Angeles. L’ultimo incrocio lo scorso gennaio nella finale degli Australian Open: la Williams si è imposta con il punteggio di 6-3 7-6 (5). Fu una bella partita, decisa soprattutto dal servizio. Serena collezionò 18 ace, di cui 15 nel secondo set. Serena dopo aver vinto a Melbourne e a Parigi è sulla strada del Grande Slam

In semifinale, nella parte bassa, anche uno dei nomi nuovi del circuito, la 21enne Garbine Muguruza, che ha battuto la svizzera Timea Bacsinszky: 75 63 con un break per set. E’ nata a Guatire, in Venezuela, non distante da Caracas, si è trasferita a Barcellona all’età di 6 anni e vive ancora lì. Per bel po’ Garbine ha sfogliato la margherita tra la Spagna di papà Josè Antonio, basco purosangue, e mamma Scarlett, venezuelana. Quindi ha scelto la Spagna e sono cominciati i paragoni scomodi con Arantxa Sanchez Vicario e Conchita Martinez. Quest’ultima, nominata pochi giorni capitano di Davis (lo era già di Fed Cup) è l‘unica giocatrice spagnola ad aver trionfato a Wimbledon: nel 1994 in finale sconfisse Martina Navratilova.

La Sanchez Vicario, invece, è stata sconfitta due volte in finale (1995 e 1996) sempre da Steffi Graf. Ora la Muguruza, dopo i quarti al Roland Garros, ha conquistato la sua prima semifinale in un torneo dello Slam ed è vicina alle top ten: al momento è numero 14 del ranking (era 20 alla vigilia dei Championships). Giovedì troverà Agnieszka Radwanska, che ha eliminato la statunitense Madison Keys in tre set: 76 (3) 36 63. La 26enne polacca, tornata ad ottimi livelli dopo un periodo buoi, vanta una finale sull’erba londinese nel 2012, quando si arrese alla solita Serena.

 

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