Gli azzurri Seppi e Giorgi escono di scena a Wimbledon Troppo forti lo scozzese Murray e la danese Wozniacki

Terzo turno a Wimbledon e sfida sul Centre Court contro Andy Murray. Detto così sembra quasi una sentenza ed in effetti c’è stato poco da fare per Andreas Seppi contro il campione scozzese capace nel 2013 di cancellare 77 anni di attesa da parte dei Sudditi di Sua Maestà la Regina Elisabetta alzando al cielo il trofeo maschile nel torneo di casa. E’ finita in quattro set: 62 62 16 61 dopo due ore e otto minuti.

Il 31enne altoatesino aveva battuto solo una volta Murray e proprio sull’erba: nel 2006 nei quarti a Nottingham. Allora il tennista di Dunblane aveva appena 19 anni ed è diventato un altro giocatore, uno dei più forti del circuito. E’ arrivato a Wimbledon in forma strepitosa, avendo vinto tre degli ultimi quattro tornei e perdendo solo da Djokovic in semifinale a Parigi in cinque set. Al Queen's, tradizionale appuntamento che precede i Championships, ha dato una dimostrazione di forza imbarazzante vincendo il torneo per la quarta volta nel Club della Regina a mani basse, anche se, va detto, non c’erano i suoi principali rivali, da Djokovic a Federer. Sta impressionando soprattutto nei colpi di inizio gioco: serve benissimo e risponde ancora meglio, qualità fondamentali sui prati. In più gioca senza avere sulle spalle il macigno di una nazione intera che aspetta il trionfo. Quel peso se l’è tolto, come detto, due anni emulando il mitico Fred Perry.

Nei primi due set non c’è stata partita, con Murray che è subito scappato via sin dall’inizio e l’azzurro costretto sempre a rincorrere. Due i break in favore dello scozzese sia nel primo che nel secondo parziale e doppio 62. Nel terzo Andreas è partito meglio difendendo con successo il proprio turno di battuta, poi sul 2-1 in suo favore ha chiesto l’intervento del medico per un risentimento alla gamba destra.

E qui, per circa mezzora, la partita è girata con lo scozzese alle prese con un dolore alla spalla. Improvvisamente il britannico ha smesso di forzare al servizio e Seppi ne ha approfittato: 61 il terzo parziale e un break in apertura di quarto, quando è stato il 28enne di Dunblane a chiedere lo stop per farsi massaggiare la spalla. Come d’incanto è tornato il Murray dei primi due set, anche grazie ad un calo di Andreas, che probabilmente ha pagato la tensione, ha smesso di spingere con le gambe e ha commesso qualche errore di troppo negli scambi da fondo perdendo la misura dei colpi. Dallo 0-1 lo scozzese non ha concesso più nulla infilando sei game consecutivi e chiudendo il match.

Esce di scena così l’ultimo azzurro in corsa nel torneo maschile: Seppi sull’erba dello Slam londinese vanta un ottavo nel 2013, quando venne fermato da Juan Martin Del Potro.

Brava e solida la Wozniacki, sotto tono Camila Giorgi. E’ finita al terzo turno l’avventura dell'azzurra a Wimbledon. La 23enne marchigiana, 31esima testa di serie, ha ceduto per 62 62 alla danese Caroline Wozniacki, quinta testa di serie, in un’ora e 13 minuti di gioco.

Primo set dal risultato forse troppo severo per l’azzurra, poi nel secondo la maggiore consistenza della 25enne danese, che mai prima ai Championships era andata oltre gli ottavi, ha avuto nettamente il sopravvento sul tennis istintivo dell’italiana, il cui tennis è sempre spinto all’estremo e spesso troppo rischioso. Quella che è la sua qualità migliore, talvolta diventa il suo peggior limite. Camila ha cominciato in salita commettendo due doppi falli nel primo game (in totale sono stati nove): sotto 2-0 ha rimontato fino al 2-2, ma ha subito quattro game di fila della rivale dopo aver avuto la palle del 3-2 e anche quella del 3-3. “Dopo averla agganciato nel primo set - racconta - pensavo che la partita potesse cambiare. Purtroppo ho commesso troppi errori, ho avuto troppo fretta. Soprattutto nel secondo set non sceglievo mai il momento gusto per accelerare”. La Wozniacki, solidissima con il rovescio bimane (un po’ meno di diritto), ha sfoderato un paio di lob sulle accelerazioni della Giorgi che hanno lasciato di sasso l’azzurra, che probabilmente ha anche pagato la tensione di una sfida che non la vedeva nettamente sfavorita. Strano, visto che pur non essendo ancora mai entrata tra le top 30 vanta un clamoroso 60% di vittorie contro le prime 10 del mondo. Tra le sue vittime più illustri Sharapova e Azarenka, due ex n.1.

Inoltre proprio sull’erba, quella olandese di 's-Hertogenbosch, tre settimane fa, aveva conquistato il suo primo titolo Wta: sui prati di Church Road vanta gli ottavi nel 2012 ed il terzo turno già nel 2013, oltre che in questa edizione. E in passato aveva battuto la Wozniacki per due volte, All’ex numero è legata una delle sue vittorie più belle: l’ha battuta nel 2013 sull’Arthur Ashe al terzo turno degli US Open in tre set (46 64 63)

Nel secondo parziale Camila si è smarrita ed ha continuato ad infilare un errore dopo l’altro. Impietoso il computo dei gratuiti: 30 contro appena 3 della danese (praticamente come giocare contro un muro di gomma), un bilancio che suona come una condanna. Ad ammetterlo è lei stessa: “Ho fatto tutto io. Da fondo sbagliavo, le volée non le chiudevo, tiravo il lungolinea quando avrei dovuto scegliere l’incrociato. Soprattutto non ero reattiva come al solito, le gambe non rispondevano”.

Ancora una volta l'impresa di giornata a Wimbledon si è verificata sul Centre Court. Ed è stata una sorpresa con la "S" maiuscola. A guardare i primi due turni giocati da Petra Kvitova (tre soli game ceduti), infatti, nessuno avrebbe mai potuto ipotizzare un'uscita di scena della campionessa in carica contro Jelena Jankovic al terzo turno. Ed invece è accaduto. La 25enne ceca di Bilovec, che nelle ultime cinque edizioni del major londinese era sempre arrivata almeno nei quarti (trionfando nel 2011 e nel 2014), è andata a sbattere contro la migliore Jankovic degli ultimi tempi. La 30enne serba di Belgrado, che ai "The Championships" non è mai andata oltre il quarto turno (raggiunto l'ultima volta cinque anni fa), si è imposta per 36 75 64, in due ore esatte di gioco, riagguantando un match praticamente perso.

Petra infatti è stata in vantaggio 63 4-2: poi improvvisamente si è spenta la luce e la ceca, ingiocabile fino a quel momento, ha cominciato a sbagliare perdendo via via fiducia. Jelena ha saputo approfittarne: ha alzato il livello del suo tennis e non ha più commesso errori centrando il break decisivo proprio nel decimo gioco del terzo set. "Non so dire quanto sia felice - ha ammesso J.J. a caldo - battere sul centrale di Wimbledon la campionessa in carica è un'emozione grandissima. Soprattutto visto che negli ultimi anni qui avevo giocato piuttosto male". Jankovic non è certamente una giocatrice "da erba" ma sui prati londinesi in passato si è tolta qualche soddisfazione: ha battuto Venus Williams nel 2006, Lucie Safarova nel 2007 e Caroline Wozniacki nel 2008, curiosamente sempre al terzo turno.... Lunedì negli ottavi troverà Aga Radwanka, tredicesima testa di serie (n. 28), che sta vivendo una stagione tutt'altro che esaltante: la polacca è avanti 5-2 nei precedenti ma Jelena ha vinto l'ultima sfida, giocata lo scorso anno al Foro Italico.

Con il successo della Jankovic si è delineato il quadro degli ottavi (4° turno) femminili. Da segnalare la sofferta vittoria della spagnola Muguruza (n. 20), mai così avanti a Wimbledon, che ha eliminato in tre set la tedesca Kerber (n. 10), il successo della Bacsinszky (semifinalista all'ultimo Roland Garros), che ha battuto "l'erbivora" tedesca Lisicki, assolutamente irriconoscibile, e l'exploit di Olga Govortsova: la 26enne di Minsk, numero 122 Wta (ma da ragazzina prometteva bene: è stata numero 35 nel 2008), partita dalle qualificazioni, si è infilata nel settore presidiato da Makarova e Cornet (al secondo round ha eliminato proprio la francese) e al terzo turno si è imposta sulla slovacca Magdalena Rybarikova che prima di quest'anno, in sette partecipazioni, sui prati di Church Road non aveva mai vinto una partita. Negli ottavi la Govortsova sfiderà la statunitense Keys (n. 21). Proprio Madison ha firmato il poker a stelle e strisce in questo terzo turno. Sono ben quattro infatti le statunitensi ancora in corsa: Serena Williams, Venus Williams, la Keys e Coco Vandeweghe. Non accadeva dal 2004: in quell'edizione ci erano riuscite ancora Serena, Lindsay Davenport, Amy Frazier e Jennifer Capriati.

In compenso a livello maschile c'è un solo tennista statunitense negli ottavi a Wimbledon - è una buona notizia visto che nelle ultime due edizioni del torneo non ce n'era stato nemmeno uno... - e si tratta pure di una sorpresa: la wild card Dennis Kudla, numero 105 del ranking mondiale, bravo a sfruttare il corridoio liberatosi dopo il ritiro di Nishikori. Tanto per non fare paragoni con il settore rosa l'ultima volta che gli Stati Uniti hanno avuto quattro loro rappresentati negli ottavi è stata nel 1999 con Pete Sampras, Andre Agassi, Jim Courier e Todd Martin. Ma quelli erano altri tempi. Nella parte bassa del tabellone, impegnata in questa sesta giornata, da segnalare la vittoria in quattro set del croato Ivo Karlovic, 36 anni, su Tsonga, propiziata da un "doppio tocco" sulla volée di diritto con la quale il gigante di Zagabria ha cancellato uno dei due set-point che avrebbero potuto prolungare l'incontro al quinto.
Prima volta negli ottavi di uno Slam per il canadese Vasek Pospisil, vincitore lo scorso anno del titolo del doppio ai "The Championships" in coppia con lo statunitense Jack Sock, che ha dato un grosso dispiacere agli appassionati britannici eliminando in cinque set James Ward, bravo a sfruttare il forfait di Ferrer in quello spicchio di draw. Ha faticato più del dovuto Tomas Berdych, finalista nel 2010, contro lo spagnolo Andujar che prima di quest'anno non aveva mai vinto in carriera un match sull'erba, e persino Sua Maestà Roger Federer ha concesso un set al bombardiere aussie Sam Groth. Ora una giornata di riposo per tutti - la domenica di mezzo a Wimbledon non si gioca - prima di tornare in campo lunedì per gli ottavi. Da adesso in poi vietato distrarsi.

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