«Meteo-robot» nei campi per aiutare i contadini

Aggiornamenti fotografici ogni ora sull’evoluzione delle piante, rilevazioni della temperatura e dello stato idrico della vegetazione. Non solo: PhenoPiCam, il prototipo presentato ieri da un team di ricercatori della Fondazione Edmund Mach, è un dispositivo che promette anche la possibilità di individuare il momento migliore per la raccolta nei frutteti, e in particolare per l’uva.

Il progetto è stato sviluppato dall’equipe capitanata dal dottor Roberto Zorer, in collaborazione con Cnr - Istituto di Biometereologia e l’azienda di Laives YetiPi, e con il supporto di EIT Climate-Kic.
Si tratta, per l’esattezza, di una stazione meteo-fenologica che potrà essere installata negli appezzamenti di terreno coltivati, e consente di monitorare e registrare ad intervalli orari lo sviluppo vegetativo e produttivo delle piante. Un sistema di monitoraggio autonomo, basato su una scheda elettronica, che si compone dei sensori classici di una stazione meteo, quali anemometro, pluviometro, bagnatura fogliare, termoigrometro, integrati, e  - questo l’aspetto più innovativo - da due fotocamere combinate in grado di rilevare tutto lo spettro di luce visibile e termica.

«Le immagini temporizzate, accompagnate da dati meteorologici –  ha spiegato poi il dottor Zorer - serviranno per ottimizzare i sistemi di produzione riducendo i costi sia economici che ambientali in termini di numero e tempistica dei trattamenti fitosanitari, attività di monitoraggio in campo, uso dell’acqua. L’ idea è quella di sviluppare un’analisi attraverso tutte le informazioni che il dispositivo raccoglierà: questi dati permetteranno, ad esempio, di capire quando irrigare, quando è il momento della raccolta, quando la pianta raggiunge un momento di stress idrico: si andranno quindi a sviluppare nuovi indicatori, collegando le condizioni climatiche, ad esempio, all’accrescimento della chioma di una pianta, oltre che a snellire e migliorare il lavoro che adesso viene fatto sui frutteti e vigneti “testimone”, ossia quelli non trattati. Abbiamo già dei contatti con Cavit, perché la nostra idea sarebbe quella di utilizzare il dispositivo avvalendoci dei tecnici dei consorzi o delle società cooperative, dando però la possibilità a ciascun agricoltore e agronomo di avere l’accesso ai dati, in modo da poter programmare gli interventi».

I costi del progetto, che è stato sviluppato nell’arco di un anno e che ora vedrà l’avvio della fase dei test, sono di circa 50.000 euro, di cui circa 10.000 spesi solo per la prototipizzazione. «Ci sono voci di spesa che sono incomprimibili naturalmente - ha aggiunto il ricercatore - ma la nostra idea è che se si andasse avanti con una produzione vera e propria, e quindi con un certo tipo di numeri, il dispositivo potrebbe costare circa 1.000 euro».

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