Pesticidi, il no di Malles fa scuola

Malles, con il referendum in cui il 75 per cento degli aventi diritto ha votato per il divieto dei pesticidi chimici nei frutteti, è diventato un caso che subito ha travalicato i confini delle alpi. Gerhard Mumelter, corrispondente del quotidiano austriaco «Der Standard», su Internazionale ha scritto che «molti considerano il referendum come un punto di svolta per l'agricoltura dell'arco alpino» e ricordato che «gli europarlamentari cinquestelle Borelli, Zullo ed Evi da Bruxelles sono andati a Malles per un sopralluogo», commentando: «È un esempio da studiare e replicare»

VALLE_DI_NON_1.jpgMalles, con il referendum in cui il 75 per cento degli aventi diritto ha votato per il divieto dei pesticidi chimici nei frutteti, è diventato un caso che subito ha travalicato i confini delle alpi. Gerhard Mumelter, corrispondente del quotidiano austriaco «Der Standard», su Internazionale ha scritto che «molti considerano il referendum come un punto di svolta per l'agricoltura dell'arco alpino» e ricordato che «gli europarlamentari cinquestelle Borelli, Zullo ed Evi da Bruxelles sono andati a Malles per un sopralluogo», commentando: «È un esempio da studiare e replicare».


Anche nel regno di Melinda potrà avere effetti il recente risultato della battaglia che da anni un gruppo di ambientalisti ha mosso in val Venosta alla inarrestabile avanzata della monocoltura della mela e all'uso degli agrofarmaci? «È una svolta epocale, dove le persone ormai dimostrano di distinguere un'agricoltura sana da quella chimica, di avere ormai acquisito una conoscenza sulle conseguenze di queste sostanze sull'ambiente e soprattutto sulla salute umana ed animale in genere» commenta Virgilio Rossi, capogruppo di Sae nella Comunità di valle.

 

«Sicuramente» aggiunge «d'ora in avanti le cose cambieranno e questo precedente sarà la base da dove partiranno con effetto domino ulteriori iniziative, compresa la Val di Non, anche se qui, chi subisce il "danno" e lo crea è la stessa persona, ovvero la prevalenza dei cittadini ha comunque degli interessi economici a mantenere questo sistema agricolo, perché direttamente o indirettamente ne trae dei benefici. Servirà molta informazione finalizzata a far capire che per mantenere un'economia agricola non c'è bisogno di ammalare l'ambiente e se stessi. In questo la politica, locale e provinciale, deve impegnarsi al più presto nel promuovere ed incentivare alternative di produzione agricola senza l'uso di queste sostanze, prima che magari dell'argomento si interessi l'ordinamento giuridico».

 

Rossi ricorda poi che il Comitato al Diritto alla Salute ha già manifestato da tempo la necessità di un'agricoltura più pulita, così pure l'Associazione dell'Alta Val di Non Futuro Sostenibile difende i pradiei dalla potenziale invasione di pali di cemento e reti antigrandine. Noi stessi stiamo ultimando una raccolta firme a sostegno della mozione e più di 2000 firmatari concordano sull'insostenibilità di questo metodo agricolo troppo impattante sul territorio dal punto di vista ambientale e paesaggistico, lesivo della salute ed ostacolo allo sviluppo del turismo di montagna.


La Comunità di Valle» auspica il rappresentate di Sae «ha l'occasione di poter esercitare, tramite il Piano Territoriale per la programmazione urbanistica e sviluppo della valle, una forte azione in tal senso». La proposta di Sae: «Inserire metodi di coltivazione biologici, sviluppare altre colture alternative per il consumo locale, rafforzare la sinergia fra produttori e consumatori locali, compresa la ristorazione».

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