Arco, equipe medica e robot per ridare la speranza Riabilitazione all'Eremo

di Paola Malcotti

Restituire ai pazienti interessati da deficit neuropsicomotorio l'autonomia nell'uso degli arti, per permettere loro di riacquistare, con il tempo, la propria vita. 

È questo l'obiettivo che l'equipe medica del reparto di riabilitazione neuromotoria e ortopedica della Casa di cura Eremo di Arco, condotta dal primario Gregorio Ferlini , cerca di raggiungere grazie anche alla collaborazione del professore altoatesino Leopold Saltuari , della clinica neurologica di Hochzirl, e di due esoscheletri robotizzati. Da due anni a questa parte, la sinergia tra i professionisti della clinica arcense e il noto specialista che, tra gli altri, si occupa pure di Diego Canella, il portiere di 26 anni del Redival in coma dopo uno scontro di gioco avvenuto sul campo di Mezzolombardo, sta portando infatti ad interessanti risultati e permettendo alla ricerca di confermare gli studi condotti finora in campo neuropsicologico e motorio su pazienti colpiti da ictus e traumi.

«Le tecniche riabilitative classiche sono senza dubbio molto importanti - spiega il professor Saltuari - ma i tempi utilizzati per l'applicazione delle terapie sono fondamentali: abbiamo capito infatti che una precocità all'approccio riabilitativo, rispetto alla fase acuta, e un'evoluzione adeguata dello stesso, può favorire il veloce recupero dell'autonomia. Per questo motivo abbiamo pensato di avvalerci della robotica e di usare macchinari in aggiunta, non in sostituzione, alla terapia riabilitativa classica».

Due gli impianti in uso da gennaio 2018 all'Eremo di Arco: un "Lokomat-Hocoma", specializzato nella rieducazione al cammino e nel recupero motorio degli arti inferiori, e un "Gloreha" per gli arti superiori, in particolare le funzionalità della mano. Una strumentazione d'avanguardia, che da un lato re-insegna al cervello dei pazienti i movimenti di base, permettendo loro di riacquistare tra l'altro la tonicità muscolare e cardiaca, evitando così l'insorgere di ulteriori danni dovuti all'immobilità, e dall'altro stimola tutti gli aspetti della sfera psicologica legati al recupero dell'autonomia, primi fra tutti motivazione e autostima. «La presa in carico del paziente è dunque completa - aggiungono i professionisti della clinica arcense -. Ogni giorno, ad ogni paziente riserviamo due sedute da 45 minuti ciascuna di riabilitazione neuromotoria, una di logopedia, una di training neuropsicologico, una di terapia occupazionale (ossia del recupero dell'autonomia nelle funzioni personali e quotidiane, come lavarsi, vestirsi, mangiare e praticare hobby e passioni».

«Da quando siamo partiti con il progetto, ad oggi, i pazienti sottoposti a questi trattamenti sono stati circa una ventina al mese - dice il direttore dell'Eremo, Sergio Fontana - Per perfezionare il rapporto di collaborazione tra noi e il professor Saltuari, nato anche sulla condivisione di una filosofia operativa improntata sulla concretezza, abbiamo messo in campo, in tempi ristretti, importanti investimenti in questa attrezzatura robotizzata, che assieme a tac, risonanza magnetica e la presenza in struttura di professionisti di neurodiagnostica, cardiologia ed altre specializzazioni ci hanno permesso di creare un modello organizzativo di eccellenza che vorremmo far decollare pure a livello nazionale». 
Fondamentale è il lavoro di squadra e la comune individuazione dei risultati da raggiungere.

«All'Eremo di Arco il gruppo è ben consolidato e già in partenza l'attività poggia su solide basi: fatica e soddisfazioni si condividono fra tutti, tanto che l'unione d'intenti viene percepita anche dai familiari dei pazienti, che coinvolgiamo nel percorso riabilitativo dei loro cari. Il nostro lavoro comporta infatti pure la cura di chi, dall'oggi al domani deve confrontarsi con un dramma, psicologico oltre che fisico, al quale non è preparato. Come ad esempio i familiari di Diego Canella».

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